E’ una sala oro piena e trepidante di attesa quella che accoglie Stefania Auci al Salone del Libro di Torino, nel primo pomeriggio di sabato 16 ottobre, per la presentazione del suo ultimo libro L’inverno dei Leoni, edito da Nord. Sul palco anche Paolo di Paolo, che instaura un piacevole dialogo con l’autrice.
Il libro presentato è un romanzo storico, seguito de I Leoni di Sicilia e naturale conclusione della saga dei Florio: è la storia di un’ascesa straordinaria, dal nulla, di una famiglia siciliana del 1800; è anche una storia di padri e figli, di importanti eredità da gestire. Le responsabilità, quelle che i figli di padri titanici necessariamente devono affrontare, che hanno nei confronti di una famiglia da cui si ereditano enormi fortune, sono il vero filo conduttore dell’incontro, nonché elemento chiave nella storia raccontata. Se ne I leoni di sicilia la figura predominante è Ignazio Florio, che si fa carico, senza concepire alternative, degli oneri ed onori ereditati dal padre Vincenzo, capostipite del loro impero economico, ne L’inverno dei leoni il personaggio chiave è Ignaziddu, suo figlio, che invece si sottrae alle responsabilità, delega, guidando l’intera famiglia verso la fine del proprio periodo d’oro.
L’autrice racconta il suo rapporto con la scrittura e con la storia oggetto della saga, la quotidianità vissuta “prima del successo”, quando ancora era sola con il proprio racconto. Parla di una “magia della creazione”: quell’insieme di sensazioni e sentimenti intimi che si sviluppano in un autore quando, davanti ad un foglio ancora vuoto, indaga la propria interiorità e, iniziando a scrivere, inserisce nella storia elementi di sé. Storia che a quel livello è ancora una sua esclusiva, e come tale gelosamente custodita.
A conclusione dell’incontro, Stefania Auci saluta il suo pubblico con una considerazione sullo spirito con il quale saluta la famiglia dei Florio, arrivata alla fine della loro storia. Il parallelismo perfetto è con il percorso scolastico: raggiunta la maturità, rimane un senso di nostalgia per quella quotidianità tipica delle scuole superiori che non tornerà più, ma sopraggiunge la consapevolezza di essere pronti al grande passo. E lei adesso è pronta per l’università.
Sara Tavella, redazione BookBlog