Il dolore provato dai cari di una persona che ha scelto il suicidio si traduce in un assordante silenzio. Lukas Bärfuss, nel libro Koala, presentato nella Sala Internazionale del Padiglione 2 del Salone del Libro, fa germogliare delle riflessioni sulla nostra società paragonandola al mondo animale, partendo dal suicidio del fratello, “Koala”, posto come tramite tra la natura e l’umanità. Il koala è l’animale totem attribuito al fratello dell’autore dal gruppo scout a cui partecipava da ragazzo, ed è simbolo di pigrizia e staticità, preda facile e inerme, “inutile” agli occhi dell’uomo perché privo di alcuno scopo nell’ambiente che abita. “Un animale di cui vergognarsi” come afferma Bärfuss stesso.
Appare come una provocazione in una società che vede efficienza e lavoro come cardine della propria esistenza. Se nelle prime civiltà il lavoro era considerato una punizione, adesso è invece indicatore del proprio valore in quanto esseri umani. Un’azione volta a ricevere un premio che, all’interno di una società capitalistica, si traduce in una maggiore possibilità di consumo. Ed è questo ciò che incute timore del koala, la mancanza di ambire a ricevere una ricompensa.
Nella sua ultima pubblicazione, l’autore non segue un rigido schema, bensì offre spunti di riflessione su una vastità di temi che spingono il lettore a porsi interrogativi sulla violenza e sul rapporto fra l’essere umano e il mondo animale. Tramite la forza dei sentimenti, il lettore riesce a fare pace con l’idea del nulla e a empatizzare con il dolore dello scrittore.