Adotta uno scrittore, Autori e autrici 2025, Laboratorio

L’imprevisto di Fabrizio Altieri


Fabrizio Altieri

IC di San Benigno Canavese - San Benigno Canavese

Quando sono stato invitato come scrittore per il progetto del Salone del Libro ‘Adotta uno scrittore’ ho avuto un moto di entusiasmo. Che bellezza per me poter incontrare gli studenti di una scuola di San Benigno Canavese e poi ritrovarli a maggio al Salone in un altro incontro!

Così ho accettato immediatamente con gioia. Quando ho realizzato che avrei incontrato i ragazzi tre giorni di seguito però, la gioia si è mutata in preoccupazione. Ce la farò a non annoiarli? Sono anche un insegnante e so che non è facile catturare e soprattutto mantenere l’attenzione dei ragazzi.

Allora ho fatto una previsione per i tre giorni e il risultato è stato che avevo al massimo l’autonomia di un giorno, dopo avrei dovuto navigare a vista.

Panico.

Due giorni senza il mio ormai consolidato copione da scrittore, costruito in anni di incontri con migliaia di studenti, perfettamente oliato e funzionante. Immaginavo i ragazzi della scuola di San Benigno Canavese sbadigliare e dirsi tra loro, sottovoce, ‘che noia questo scrittore, se i suoi libri sono come lui…’ e cose del genere.

Prima di partire per San Benigno, al culmine della disperazione, ho chiesto ai miei studenti di farmi un corso accelerato di linguaggio giovanile e ho imparato frasi tipo ‘Siamo nel chill’ e termini come ‘prank’ e ‘cringe’. Sono venuto a sapere perfino cosa sono i ‘punti aura’, ma ero conscio che il mio sfoggio di espressioni giovanili non sarebbe bastato a riempire due giorni di incontri. Come avrei fatto?

Il primo dei tre giorni mi portano in un bellissimo auditorium con i ragazzi e le insegnanti. Domande belle, interventi centrati da parte dei ragazzi, tutto molto bello. Ma io che pensavo: e domani? E dopodomani?

Quando accade l’imprevisto.

L’imprevisto si rivela sotto forma di termosifone. In un momento di silenzio si sente quel ticchettio tipico che fanno i termosifoni quando si accende la caldaia. Guardo i ragazzi e dico:

– Ragazzi, sentite? Ci sono i fantasmi in questi termosifoni -. Era solo una battuta, le faccio spesso anche quando spiego ai miei studenti, l’ironia mantiene svegli.

Ma avevo sottovalutato quei ragazzi. Le storie nascono sempre dalla realtà, da qualcosa che ti accade. Quel termosifone ha scatenato una ridda di ipotesi sui fantasmi, sul perché si trovavano proprio nei termosifoni e su cosa volevano da noi.

Un uragano di cuori e menti risvegliati da quel ticchettio.

Nei due giorni successivi sono tornati con le loro ipotesi, storie, disegni di spiriti maligni ed eroi che avrebbero potuto combatterli e siamo andati avanti a creare ambientazioni, personaggi e trama della loro storia. Sì, perché è diventata la loro storia, io ci sono entrato solo di sfuggita.

Alla fine del terzo giorno ci siamo salutati col rammarico di non avere avuto abbastanza tempo per finire la storia e la promessa che all’incontro di Torino l’avremmo terminata.

Proprio ieri l’organizzazione del Salone mi ha chiesto di farne due, di incontri, invece che uno.

E ora come faccio? Io ho l’autonomia solo per farne uno!

Un imprevisto è la sola speranza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *