Il Salone del Libro ha avuto l’onore di ospitare anche Dacia Maraini, nota scrittrice di fama internazionale. Sono stati presentati due suoi libri che riflettono sui cambiamenti della società: Una rivoluzione gentile e La scuola ci salverà, entrambi di recente pubblicazione. In primo luogo l’autrice ha spiegato come il titolo del primo romanzo citato non sia in realtà un ossimoro, dal momento che la gentilezza non è da intendere come un semplice garbo ma come “un modo di vivere e un senso di collettività”: le grandi rivoluzioni del passato infatti nacquero dal popolo e solo in un secondo momento assunsero un carattere violento, ovvero quando non viene accettato il cambiamento da chi dovrebbe cambiare. Tra le grandi rivoluzioni del presente, invece, la Maraini ha menzionato quella femminista, che si è sempre pacifica, ma al contempo in grado di cancellare alcuni dei privilegi tipicamente maschili esistenti dalla Roma Antica, come il concetto di pater familias. Allacciandosi a questo argomento, la scrittrice spiega come il femminicidio derivi da un’incapacità di accettare la perdita del ruolo vertice nella famiglia, e non da una cattiveria associabile al genere maschile a priori. Complice di questi retaggi culturali è anche la Religione, la quale detesta qualsiasi forma di sessualità e tende a considerarla come forma di peccato. Ne è un esempio lampante la condizione delle donne in Afghanistan, paese peraltro visitato più volte dalla Maraini, dove dopo l’avvento del totalitarismo religioso dei talebani, le donne sono costrette ad indossare il Burqa.
La libertà delle donne però è limitata anche in Occidente, dominato da una “società mercantile che vede la donna come oggetto sessuale, riducendola al mero corpo”.
Anche il ruolo della scuola, secondo la scrittrice, è cambiato e ha perso la centralità tra le istituzioni, ma funziona grazie ai singoli professori che capiscono il cambiamento avvenuto con gli studenti: “l’insegnamento non ha più una forma verticale, bensì orizzontale perché gli studenti vogliono essere partecipi e protagonisti dell’insegnamento”.
Ciò di cui Dacia Maraini è riuscita a convincerci, è che alla base di una rivoluzione deve esserci una grande fiducia in noi stessi e nella collettività generale.