Cronache, Internazionale Ferrara 2024

L’avvento della Cina


Dunia Barin, Aurora Sgobino, Irene Matilde Ughelini

Liceo L. Ariosto - Ferrara

Com’è cambiata la cultura della Cina nel corso del tempo? In che modo questa evoluzione è stata influenzata dalla civiltà occidentale? A queste domande ha risposto il professore di storia e filosofia cinese all’Università Tsinghua di Pechino, Wang Hui, conversando col filosofo e attivista Lorenzo Marsili all’incontro tenutosi il 5 ottobre presso il Cortile del Castello, durante il Festival di Internazionale a Ferrara 2024.

Nato nel 1959 nel sud-est della Cina, in una città con una storia lunga più di 2500 anni, Wang Hui ha vissuto in prima persona il cambiamento del suo paese, che ha visto un importante stravolgimento culturale. Durante la conferenza, il professore ha raccontato alcuni aneddoti di vita con lo scopo di puntualizzare questo mutamento: finita l’università, Hui decise di andare a Pechino prendendo per la prima volta il treno e arrivando dopo ben diciannove ore di viaggio; di recente ne impiegò solo quattro quando di recente ci tornò. Un altro episodio interessante è avvenuto negli anni ’90, quando il professore intraprese un viaggio per gli Stati Uniti. Lo shock culturale fu tale da impressionarlo fortemente.

Nell’ultimo secolo, in particolare dopo la rivoluzione culturale del 1911, la Cina è stata protagonista di un veloce sviluppo economico-tecnologico, affermando in poco tempo la propria autorità all’interno di questo campo. La Cina è stata in grado di prendere posizione nella società contemporanea occidentale attraverso l’adesione all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), diventando rapidamente la seconda potenza commerciale al mondo. Per raggiungere questa condizione privilegiata, la Nazione ha dovuto adattarsi a canoni occidentali sacrificando quelli tradizionali cinesi.

Dal punto di vista politico, invece, la Cina ha dovuto conservare il proprio ordinamento statale, caratterizzato da una struttura “multistrato”: il governo, infatti, è formato da ben cinque livelli di amministrazione, a partire da quella municipale e provinciale, fino ad arrivare a quella centrale dello Stato. Tanto è vero che un’organizzazione sovrastatale come quella europea, sarebbe stata impossibile da applicare ad un modello così complesso come quello cinese.

“Alla spinta della modernizzazione si mischia la riscoperta della tradizione”. Infatti, negli anni ’90, dopo la Guerra Fredda, è cresciuta all’interno della popolazione cinese la volontà di recuperare un senso di appartenenza ad una cultura. Prima di questo momento i valori culturali non erano abbastanza valorizzati. Un esempio di questo fenomeno, si può osservare nella lingua, che, per circa 2000 anni, è rimasta invariata, a differenza di quella italiana che nel corso dei secoli è mutata particolarmente.

Al termine dell’incontro, Wang Hui si è auto-definito un “cinese molto occidentalizzato”: egli è un esempio concreto dell’evoluzione che ha colpito la Cina e le persone che la abitano.

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