“I beni comuni ci parlano dell’irriducibilità del mondo alla logica del mercato, indicano un limite, illuminano un aspetto nuovo della sostenibilità.”
Questa citazione tratta da Il diritto di avere diritti di Stefano Rodotà, letta dalla presidentessa del The Water Grabbing Observatory, sintetizza i principali aspetti toccati nell’incontro di domenica 16 maggio, in occasione del festival Internazionale a Ferrara, moderato dal giornalista Stefano Liberti. Così Marirosa Iannelli mette in evidenza la gravità del “tradimento” da parte delle istituzioni del referendum che dieci anni fa ha sancito l’acqua come bene pubblico. L’istanza votata prevedeva che l’acqua fosse pagata da tutti i cittadini tramite bolletta, ma che non dovesse rappresentare una fonte di lucro per le aziende che si occupano della sua distribuzione: in realtà le tariffe sono aumentate senza determinare un miglioramento del servizio.
Ci sono tuttavia aree del mondo, come il Corno d’Africa, il Sudafrica e Sud-Est asiatico, in cui le persone non hanno nemmeno accesso alla quantità minima di acqua necessaria alla sopravvivenza, problema che è alla radice di vari conflitti, dovuti alla privatizzazione e alla finanziarizzazione del bene acqua. Questo significa che l’acqua è anche quotata in borsa e che dunque risulta un diritto acquisito soltanto per le persone benestanti, come sottolinea Marirosa Iannelli.
Il tema è stato approfondito dal climatologo e saggista Giulio Boccaletti, il quale ha citato il conflitto tra Etiopia e Kenya, nell’ambito del quale una multinazionale italiana è intervenuta per costruire dighe idroelettriche presso il fiume Omo, determinando la dislocazione di circa 500 mila persone. In seguito egli ha menzionato la crisi idrica che sta colpendo l’Asia a causa dell’innalzamento dei mari e della temperatura e dell’aumento del tasso di salinità delle acque. Si è passati poi all’analisi del caso italiano, per cui il climatologo sostiene che formalmente le istituzioni sono molto avanzate dal punto di vista dei diritti costituzionali a favore dell’ambiente, ma nella pratica non danno esiti positivi perché lo Stato non interviene a modernizzare le infrastrutture o nell’introdurre tecnologie avanzate, per via della mancanza di risorse e della tendenza a prendere provvedimenti soltanto quando un problema risulta urgente. A questo proposito gli interlocutori hanno esposto le loro opinioni riguardo l’efficacia delle misure proposte in bozza nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il quale prevede lo stanziamento di 9,4 miliardi a tutela dell’ambiente, per favorire un adattamento dell’agricoltura al cambiamento climatico e il rafforzamento del servizio idrico attuale. Su quest’ultimo punto si mostra critica Marirosa Iannelli, che sottolinea come ciò garantirebbe un ulteriore guadagno alle aziende private. La soluzione sarebbe invece l’assunzione di un nuovo modello politico, che sia realmente sostenibile e che rispetti annualmente gli obiettivi di contenimento delle temperature, promuovendo anche l’educazione climatica in ambito scolastico. Questi provvedimenti potrebbero essere attuati in virtù di una continuità politica non garantita in Italia. Un altro problema è connesso, secondo il climatologo Boccaletti, alla mancanza di un’istituzione preposta a monitorare le temperature, che possa garantire una risposta pronta da parte del Governo. Attualmente infatti si stanno occupando del rilevamento dei dati climatologici soltanto le ARPA regionali, che però mancano di coordinamento nazionale.
A tentare di attuare progetti concreti interviene sul suolo italiano la Coop, come spiega Mario Cifiello, rappresentante di Coop Alleanza 3.0. Tra questi cita l’uso per gli imballaggi di plastica totalmente riciclati, a partire dal 2022, la collocazione di 34 Seabin vicino ai porti, per smaltimento di grandi quantità di plastiche e microplastiche recuperate in mare.
In conclusione del dialogo Marirosa Iannelli ha evidenziato il ruolo fondamentale svolto negli ultimi anni da movimenti ecologisti come il Fridays For Future, il cui merito è soprattutto quello di aver avvicinato molti giovani alla causa ambientalista, creando una sorta di “contaminazione positiva”. Proprio i giovani saranno i protagonisti della Climate Change Conference che si terrà a Glasgow questo autunno, con il compito di stabilire le linee guide oggetto di discussione della conferenza. L’attivismo risulta essenziale per attuare cambiamenti davvero duraturi ed efficaci, perché si fonda sul vivere la comunità e sulla cooperazione.