Nell’incontro svoltosi il 4 ottobre al Cinema Apollo di Ferrara, con Isabella Ramírez, direttrice del Columbia Daily Spectator, moderato da Davide Lerner, si è discusso delle rivolte studentesche che hanno attraversato l’università americana nell’ottobre 2023, nate dal conflitto israelo-palestinese seguito ai fatti del 7 ottobre. Con la giornalista americana ha collaborato un gruppo di giornalisti-studenti, tra i 18 e 22 anni, che sono riusciti a documentare ogni evento, avendolo vissuto dall’interno. Per questo team il lavoro giornalistico era nuovo, ma con il tempo gli studenti sono diventati sempre più consapevoli della responsabilità giornalistica, confrontandosi con accuse di antisemitismo e limitazioni della libertà di espressione.
Queste proteste hanno avuto inizio il 17 ottobre 2023, ed erano rivolte contro la politica statunitense nei confronti della guerra a Gaza e anche contro la gestione della Preside Nemat Shafik, che non è riuscita ad assumere un ruolo di mediazione tra la tradizione liberale dell’istituto (si vedano le proteste del ‘68), e le pressioni politiche esercitate dal Congresso dell’università e dai donatori privati. Inoltre c’era un profondo malcontento tra gli studenti per come i grandi media trasmettevano le notizie, tralasciando dettagli sulla “demografia” delle proteste, le religioni degli studenti, la storia della Columbia e i precedenti di attivismo.
A differenza dei media esterni, il giornale studentesco aveva saputo stabilire dei rapporti diretti con gli studenti, arrivando fino a pubblicare cento articoli, inerenti alle proteste, alle risposte delle fazioni, ma anche al comportamento della polizia, chiamata dalla preside il 18 ottobre per sedare le rivolte ed arrestare gli studenti accusati di invasione di proprietà privata. Inoltre, il giornale si era impegnato ad inviare mail agli studenti consigliando di essere più cauti nell’uso di certi slogan.
Durante le proteste, è emerso che avvenivano dei veri e propri negoziati tra gli studenti rivoltosi e l’assemblea presidenziale della scuola. Le richieste riguardavano la cessazione degli investimenti verso Israele e un embargo. Tuttavia, nulla di ciò è stato ottenuto; al contrario, a causa delle proteste, più di 200 studenti sono stati arrestati, la polizia è rimasta attiva per tutto il mese di maggio, e tuttora per accedere a certe aree serve un badge.
L’impatto globale di queste proteste è stato notevole, non solo perché la Columbia University è una delle istituzioni più prestigiose degli Stati Uniti, ma anche perché tra le sue mura hanno studiato o insegnato figure del calibro di Obama, Fermi, Asimov e Roosevelt. Situata a New York, la Columbia esercita un significativo potere mediatico, attirando l’attenzione della politica statunitense e internazionale. Proprio grazie al prestigio dell’istituzione universitaria nelle giovani generazioni ha cominciato a farsi strada l’idea secondo cui Israele sia una potenza regionale prepotente, che beneficia di un ampio supporto da parte della comunità internazionale.