Oggi, 17 Maggio 2025, Christian Greco ha portato nella sala viola del Salone del libro di Torino l’atmosfera dell’Antico Egitto, presentando il suo nuovo libro “La memoria è il nostro futuro. 200 anni del Museo Egizio” ( Franco Cosimo Panini Editore).
Cosa rappresenta il Museo Egizio per la città di Torino? Greco ne parla come il ponte grazie al quale passato e presente si incontrano, nell’ottica di progettare il futuro.
La storia raccontata non consiste in un’autocelebrazione, bensì nell’esposizione dei progetti e degli obiettivi del museo.
Innumerevoli sono i cambiamenti apportati alle mostre nel corso degli ultimi anni: “i musei devono cambiare, altrimenti significherebbe che la ricerca degli archeologi non fa passi avanti”.
Il direttore ha promosso vari allestimenti, ognuno con uno scopo differente. La sala della scrittura, assieme al progetto “TPop”, intende eliminare l’atmosfera di sacralità attorno ai geroglifici egiziani e alla scrittura ieratica. Il giardino egizio, come rimando al culto dei morti, gesto di pietas e preghiera per i sepolti. Il corredo funerario di Nefertari, a 120 anni dal ritrovamento della tomba, la cui riproduzione, realizzata secondo il progetto dell’Archeologo Schiapparelli, rimane perfettamente fedele ai colori e alle misure dell’originale in Egitto, ormai chiusa al pubblico perché troppo fragile. La sala “Materia. Forma del tempo” sposta il focus sull’aspetto archeologico del museo, sui materiali e i colori usati al tempo. La “biblioteca” dei vasi, trattati come libri in quanto enciclopedie del sapere. La cappella rupestre di Ellesya, il cui accesso è ora gratuito, come omaggio allo stato italiano, protagonista del trasporto di questa al fine di salvarla dall’incombente sommersione.
Ma la novità più discussa e criticata in assoluto è la Galleria dei Re, la sostituzione del progetto in stile Hollywoodiano di Ferretti con quello di Tabocchini. Le luci bianche richiamano l’atmosfera soleggiata tipica dell’Egitto, le pareti in metallo non solo riflettono la luce e i colori, ma anche le sagome delle statue, dando di queste una riproduzione offuscata, immagine di tutto ciò che abbiamo alle spalle: “l’unico modo di guardare il passato è attraverso le lenti del presente”.