“Ce l’avessero detto ventiquattro anni fa che ci saremmo ritrovati qui per la seconda volta”: sono queste le parole con le quali inizia l’incontro del giornalista di cronaca nera Stefano Nazzi, che ha presentato il suo nuovo libro Canti di Guerra. Conflitti, vendette, amori nella Milano degli anni 70 (Mondadori 2024), durante un’intervista di Luca Sofri, direttore del giornale Il Post.
Viene presentata una Milano completamente diversa e molto più pericolosa rispetto a quella di ora, caratterizzata da fenomeni di piccola delinquenza giovanile. Infatti i criminali di oggi uccidono molto meno, poiché sono migliorate le metodologie per individuarli. Anche i dati ce lo dimostrano: durante gli anni ’70 venivano registrati circa 150 omicidi all’anno, mentre nel 2022 soltanto 19; la stessa proporzione vale anche per gli omicidi contati complessivamente in Italia, che ora sono 914 su 1983.
Nazzi conduce un’inchiesta sulla vita di tre banditi i cui nomi sono indimenticabili: sono Francis Turatello, Renato Vallanzasca e Angelo Epaminonda, che con i loro “rapimenti silenziosi”, ovvero sequestri che quasi mai venivano denunciati, con il fine di estorcere i soldi alle famiglie e le loro vicende amorose, hanno riempito le pagine con sfumature di cronaca nera alle quali si aggiungeva un velo di cronaca rosa.
L’incontro si è infine concluso con una riflessione sul cosa significhi “buttare la chiave”, che non sempre è giusto utilizzare poiché il carcere non dovrebbe avere solo una funzione punitiva, ma anche aiutare gli individui a inserirsi nuovamente nella comunità, nonostante la presenza nel mondo di persone cattive.
E’ stato un evento, dunque, all’insegna dell’amicizia duratura, nel corso del quale sono stati discussi temi moralmente ed eticamente complessi, alleggeriti tuttavia dalla complicità tra i due giornalisti.