La pioggia torinese di questi giorni ha costretto a spostare gli eventi il cui svolgimento era previsto sul Palco Live all’esterno del padiglione 3, in sala Londra, nel cuore del Centro Congressi, accanto all’auditorium. Uno di questi ha avuto come protagonista, insieme a Jonathan Bazzi, Giovanni Caccamo, cantautore siciliano giunto al Salone del Libro da autore de “Il manifesto del cambiamento“, una raccolta di testi che è lo sviluppo logico del disco “Parola” uscito due anni fa.
Caccamo definisce sorelle le due opere, in quanto legate dal compito di dare voce a un bisogno condiviso da noi nuove generazioni che è quello del cambiamento, ragionando sul suo significato e sulle prospettive. Il motore del progetto è stato un altro insigne siciliano, Andrea Camilleri il quale, facendosi testimone dell’importanza della parola come strumento di trasformazione della realtà, si disse preoccupato per il futuro, ma fiducioso che sarebbero stati i giovani a plasmarlo. Partendo da questo punto fermo, il cantautore ha girato l’Italia partecipando a quindici tavole rotonde tenutesi in università, carceri e centri sociali, dove ha cercato di cogliere spunti del desiderio di futuro e di fonderli insieme in un libro. L’autore ha organizzato nei Musei Vaticani, su autorizzazione di Papa Francesco, un foro di discussione proprio di fronte alla “Scuola di Atene”, il famoso affresco di Raffaello, e ha tratto le testimonianze della voglia di cambiamento di giovani, tra cui alcuni volti noti: ciascun contributo è stato associato a una parola che lo riassumesse.
Oltre ai macro temi che oggi occupano la società civile, come i cambiamenti climatici, la protezione dell’ambiente, la ricerca di un’identità, è emerso un bisogno estremo di una spiritualità che non c’è più perchè erosa dal consumismo sfrenato. Paradossalmente infatti, un livello troppo alto di benessere ha spento i desideri più profondi dell’individuo e così a diciotto e venti anni ci stiamo trovando a non sapere che cosa fare della nostra vita, a non avere un progetto di lunga durata, perchè ci ha fatto credere di non avere più bisogno di nulla. Il libro invita a essere ciascuno una variante del cambiamento, ad attuarlo nella quotidianità “accendendo” quelli che Caccamo chiama “i punti verdi” della nostra vita, cioè i motivi per cui dobbiamo provare gratitudine, ma non prima di aver fatto l’esercizio di “spegnerli” per testare come staremmo senza ciò che diamo per scontato. Così impariamo che i “punti rossi”, i motivi per non essere felici, hanno meno potere di quello che noi attribuiamo loro.
A chi gli chiede come fare per impedire che il passare del tempo stemperi il vigore giovanile della voglia di cambiamento, Caccamo risponde citando Franco Battiato: “Hai solo una strada per essere un uomo e un artista libero: scardina la tua arte da un fine, sii lo specchio di ciò che sei“.