Dall’antica Grecia di Platone passando per l’Inghilterra di Thomas More, l’ideale di città giusta, oggetto di molti dibattiti e speculazioni filosofiche, è arrivato fino al cortile del Castello Estense di Ferrara dove, l’1 ottobre 2022 in occasione del Festival di Internazionale, Simone d’Antonio, moderatore dell’evento, ha dialogato su questo tema con Carlotta Bonvicini, architetta e politica, Chiara Foglietta, membro del Comune di Torino, e con Ronald Lievens dall’Università olandese di Tilburg; i tre ospiti basandosi sulle esperienze vissute nelle loro città, delle quali si sono fatti portavoci, hanno cercato di rispondere alle diverse domande rivolte loro.
Alla prima, “come deve essere una città giusta?”, ha replicato l’universitario olandese dicendo che per essere tale, deve offrire pari opportunità per tutti prendendo come modello la sua cittadina, Eindhoven, dove è stato attuato il progetto passaporto per il lavoro per cercare di far fronte al problema della sottoccupazione -situazione nella quale le potenzialità produttive dei lavoratori non vengono sfruttate come si dovrebbe e potrebbe- e della disoccupazione.
Ricollegandosi a questo discorso Chiara Foglietta ha raccontato di come il Comune di Torino abbia attuato i provvedimenti suggeriti dalla cittadinanza per il miglioramento della città così da ridurre il divario al suo interno – considerando come la zona nord sia più povera rispetto a quella sud, che è invece a maggioranza operaia, e anche a quella centrale tendenzialmente più ricca – e potenziandone il tessuto urbano e sociale.
Infine per quanto riguarda Reggio Emilia, Carlotta Bonvicini ha ricordato come questa sia considerata la città dell’educazione e sia pensata a misura di bambino e di tutti perché se accessibile a loro, lo è per tutti.
Perciò forse, per rispondere alle esigenze di tutti (che siano Greci, Inglesi o del più sperduto angolo del mondo) la città giusta deve essere un luogo d’incontro dove i cittadini possano condividere idee, suggerimenti, critiche costruttive, ma anche risolvere incomprensioni, realizzato con la collaborazione di tutti che la costruiscono mattone dopo mattone unendoli saldamente con il potente e necessario sentimento dell’empatia.