L’ultimo libro di Gianrico Carofiglio è un atto rivoluzionario.
Con “Elogio dell’ignoranza e dell’errore” l’autore di “Passeggeri notturni” non solo ci dice che possiamo sbagliare ma che è giusto, auspicabile. L’essere umano procede a conoscere il mondo per tentativi e se non stiamo sbagliando significa che non stiamo provando, non stiamo vivendo.
Queste idee così in contrasto con la società della performance in cui viviamo sono state presentate l’ultimo giorno del festival “Mi prendo il mondo” al Paganini congressi di Parma in un dialogo tra lo scrittore e l’autrice Ester Viola.
Lo scrittore riconosce che ci sono ambiti in cui non si può sbagliare, soprattutto se dalle nostre scelte dipende la vita di una persona come accade a chi si occupa di legge e medicina, per questo è fondamentale essere imbevuti di una cultura dell’errore sempre in agguato e allenare una sana diffidenza verso la nostra sicurezza, soprattutto verso la nostra memoria che la letteratura ci dice essere facilmente manipolabile, basta cambiare il modo in cui viene posta una domanda per produrre un’interferenza con ciò che siamo sicuri sia successo.
“Passiamo la maggior parte della nostra vita ad avere torto e a negare di avere torto a noi stessi e agli altri” anche l’autore per molto tempo si è sentito così fino a quando non ha capito che riconoscere i suoi errori lo liberava.
“Ma come fare ad accettare l’errore quando impariamo fin da piccoli dal nostro sistema scolastico a condannarci, quando ci sentiamo che verremo lasciati indietro da questa società velocissima se commettiamo un passo falso?” questa la domanda di una delle ragazze di Direzione Futura, il gruppo di ragazzi e ragazze che ha curato la direzione editoriale del festival.
“In tutte le discipline marziali la prima cosa che impari è che cadrai” risponde l’autore con sguardo pensieroso e continua proponendo un esercizio pratico “Un tirocinio dell’errore” lo chiama: dobbiamo fare le cose che ci spaventano, sapendo che cadremo ma che non ne dovremo avere paura.
Crediti foto: Spazio 5A