“L’asticella è sempre più alta nonostante io faccia tutto quello che devo fare”. Così si è aperto l’incontro con Mario Calabresi, moderato da Pietro Grossi.
In una società che chiede sempre di più e viaggia a ritmi sempre più veloci, ci si trova a soffrire di ansia; nel suo libro Il tempo del bosco (Mondadori) Mario Calabresi a partire da racconti di altre persone indaga cosa effettivamente sia questa ansia da prestazione cercando una ricetta per combatterla.
La soluzione consiste nella lentezza: ognuno deve prendersi un tempo solo per sé, distaccandosi dal ritmo forsennato del mondo. L’autore è riuscito a trovare per la prima volta questa tranquillità all’Eremo di Camaldoli e nel vicino bosco di Sasso Fratino, una zona del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi diventata riserva naturale integrale e rimasta immobile e immutata da quasi 500 anni. L’idea di trovare il tempo in un bosco è stata suggerita all’autore da un professore del conservatorio di Pesaro, David Monacchi, che ha viaggiato per le foreste più antiche del mondo raccogliendo suoni presenti ma che appartengono contemporaneamente a un passato molto lontano.
Può a questo punto risultare strana l’immagine di una stazione affollata scelta per la copertina del libro, eppure il concetto centrale del libro e il “tempo sospeso”, un’attesa che, tra partenze, arrivi e ritardi evoca un momento di riflessione e osservazione, un tempo che permette di fermarsi ad ascoltare: proprio come il bosco simboleggia la lentezza e l’ascolto profondo della natura, la stazione offre la possibilità di riflettere sulle vite degli altri.
In una società che demonizza l’errore e la pigrizia, Il tempo del bosco invita a osservare il mondo con tranquillità e a fare anche cose apparentemente inutili, non efficienti, a sbagliare strada e a fallire, perché è fondamentale per conoscere tutte le sfaccettature di sé, le proprie capacità e i propri limiti. Togliere ai giovani la possibilità di prendersi del “tempo” è un delitto e preclude loro l’opportunità di scoprirsi veramente.
“La vita non sono i 100 metri ma una maratona in cui può succedere di tutto: fermarsi, avere caldo o freddo, accelerare, rallentare e persino sbagliare strada o tornare indietro sui propri passi”.
