Il tema dell’informazione e dello slow journalism apre l’ultimo weekend del festival di Internazionale a Ferrara, che ospita i giornalisti Helen Boaden, Matthew Lee e Lea Korsgaard. All’iniziale estratto del documentario “Slow News” di Alberto Puliafito, che modera l’incontro, seguono i saluti del direttore di Internazionale Giovanni De Mauro, che introduce il suo intervento esprimendo la speranza di rivivere presto questa occasione di scambio finalmente in presenza.
Il mondo del giornalismo ha subito significative conseguenze dall’emergenza pandemica nel bene e nel male, come precisa Helen Boaden: da un lato il pubblico ha compreso l’importanza di un’informazione affidabile e verificata, ma nello stesso tempo il giornalismo ha assistito all’inasprirsi della crisi economica, che ha portato perfino alla chiusura delle edicole a causa delle restrizioni contro il COVID-19. Molte testate giornalistiche hanno dovuto cercare un nuovo modo per far fronte alla proprie responsabilità, e sono state costrette ad allontanarsi dalle proprie sedi e dalla socialità, anche se Lea Korsgaard ha visto il giornalismo come “luogo per collegarci con l’esterno” anche durante il lockdown.
Matthew Lee è direttore di Delayed Gratification, rivista indipendente e trimestrale che da anni valorizza lo slow journalism, che introduce una dimensione alternativa al continuo aggiornamento delle notizie che ha caratterizzato il mondo dell’informazione durante la pandemia. Egli descrive le difficoltà di analizzare il momento storico che stiamo vivendo e “catturarlo”, riuscendo a fornirne rielaborazioni che esplorino un territorio ulteriore rispetto alle “Ultime notizie”. La rivista, spiega il direttore, si è sempre concentrata sulla trattazione di poche storie, sottoponendole al cosiddetto “test della lentezza”. Esso consiste nel chiedersi: “che cosa possiamo dire di un evento tre mesi dopo, che non abbiamo potuto dire appena è accaduto?”. Ciò è strettamente connesso alle scelte editoriali delle testate giornalistiche, soprattutto in situazioni in cui la pubblicazione di una notizia può avere influenze politiche e sociali di grande rilevanza. Proprio Giovanni De Mauro richiama i giornalisti alle responsabilità verso ciò che divulgano; egli esprime anche l’urgenza di prendere coscienza del proprio potere mediatico per evitare che l’impronta democratica delle informazioni sia ridotta. A questo proposito afferma Helen Boaden: “Perché fiorisca la democrazia c’è bisogno di un’informazione libera”.
Con l’avvento della pandemia, il pubblico ha riscoperto il valore dell’informazione attendibile, accanto al dilagare di fake news e alla cosiddetta infodemia, la sovrapproduzione di contenuti, che ha caratterizzato l’informazione dei media digitali. Lo slow journalism potrebbe essere allora la soluzione a questo grande rischio e proprio da questo momento storico il mondo dell’informazione, investendo su un nuovo modello educativo dei futuri giornalisti, potrà garantirsi un futuro innovativo e coinvolgente per tutto il pubblico.