Gaia Tortora, insieme a Enrico Mentana e Marco Damilano, presenta oggi 20 maggio al Salone Testa alta, e avanti (edizioni Mondadori), la storia dell’arresto di suo padre, Enzo Tortora, raccontato da una prospettiva differente, quello della figlia e della sua famiglia. È il 17 Giugno 1983 e alle 4 del mattino le forze dell’ordine hanno fatto irruzione in una camera dell’Hotel Plaza di Roma per arrestare il giornalista per associazione di stampo camorristico e traffico di droga. Successivamente, durante il processo, pronuncerà le parole “Sono un giornalista, non un fattorino della Camorra”. Le indagini sono state mandate avanti soprattutto dalle testimonianze infamanti di 11 pentiti, che la giornalista Tortora definisce ironicamente come la nazionale dei pentiti. Tutto l’incontro è stato fortemente segnato dagli interventi accusatori di Enrico Mentana verso la giustizia italiana. Ritiene inaccettabile l’arresto immediato e l’assegnazione del carcere cautelare ad Enzo Tortora senza prove schiaccianti; ma soprattuto critica i magistrati che negli anni hanno fornito gli atti dei processi ai giornalisti, che hanno permesso di mettere in piazza anche coloro che non erano indiziati. Continua citando la mancanza di terzietà nella giustizia e nel giornalismo italiano. È grande il rammarico dei presenti per la mancanza di un singolo elemento risarcitorio per Enzo Tortora, ai danni della sua carriera temporaneamente distrutta. Conclude Marco Damilano leggendo alcune delle parole più significative del libro.