A metà degli anni Novanta, la Giulio Einaudi Editore, una delle case editrici più importanti d’Italia, vide la nascita di Stile Libero, una collana dai tratti stravaganti.
È venuto a parlarcene Paolo Repetti, cofondatore della collana insieme a Severino Cesari; Repetti ha dialogato con Teresa Cremisi, direttrice di Adelphi, nell’incontro di sabato 17 maggio presso la Sala Viola del Salone.
Inizialmente, i primi volumi della collana, pubblicati in formato tascabile, avevano sconvolto il mercato dell’editoria; infatti, come Repetti ha voluto raccontare al pubblico, Stile Libero era nato per essere un progetto che permettesse ai suoi autori di sperimentare generi e forme letterarie diverse ed eccentriche, dando a loro la possibilità di scrivere più francamente e liberamente di quanto non avrebbero potuto fare in altre case editrici.
Quasi fosse il manifesto della collana stessa, Repetti ha poi parlato di Gioventù Cannibale (Einaudi, 1996). Questa antologia, una tra le prime pubblicazioni di Stile Libero, vide la collaborazione di più autori, definiti dalla critica letteraria “I Cannibali”, nome che rappresenta l’aggressività e l’estrosità dei loro racconti.
La parola chiave dell’incontro, dunque, è stata “libertà”: il successo dei volumi di questa collana inusuale, secondo Paolo Repetti, è da ricongiungere allo “stile libero” che li caratterizza e, soprattutto, alla completa libertà di espressione che Einaudi ha sempre concesso ai suoi autori.