RIVOLUZIONE è oggi. Rivoluzione è in noi. Rivoluzione, una delle trenta parole delle diciassettesima edizione del festival di Internazionale, è la nuova visione dell’identità dell’essere umano, del suo rapporto con gli altri esseri umani, con il tempo e con lo spazio. Rivoluzione è tutti i pensieri e le parole dei due filosofi Leonardo Caffo e Roman Krznaric, docente all’università di Oxford, che, nel tardo pomeriggio del 30 settembre, hanno fatto vibrare il cortile del Castello Estense di applausi sentiti ed entusiasti. Moderato da Giulia Zoli, giornalista per Internazionale, il dialogo ha rappresentato per il pubblico un’occasione per imparare a reinventare il modello sociale alla base della nostra realtà.
Il punto di partenza di questo lungo processo, ha raccontato Krznaric, comporta rivoluzionare il legame uomo-tempo, dal momento che esso ha smesso di curarsi dei propri antenati, sviluppando una vera e propria miopia verso il futuro. Siamo, infatti, immersi nel dominio del presente, nella “tirannia dell’ora”, iniziata ormai sette secoli fa con l’invenzione dell’orologio meccanico. Da questo momento la vita umana ha subito gli effetti di un’accelerazione repentina e continua che ha portato ad una conseguente colonizzazione del futuro, ormai degradato a discarica di speranze infrante in cui gettare tutte le cose che non ci riguardano. A causa di ciò, ha spiegato il filosofo australiano, l’umanità ha perso la capacità di guardare oltre: i politici non sanno guardare oltre alle prossime elezioni, le aziende non sanno guardare oltre alle loro previsioni trimestrali, le persone non sanno guardare oltre al piccolo mondo racchiuso in uno smartphone. Eppure, per fronteggiare le grandi sfide del presente è fondamentale riuscire ad essere lungimiranti e per farlo è necessaria una sola condizione: l’umanità deve innamorarsi e avere cura dello spazio e del tempo in cui vive. Il momento storico che ci troviamo ad affrontare, come ha spiegato Caffo, è del tutto inaudito, in quanto non ci è più permesso sapere fino a che punto possiamo spingerci nello sperare: l’ultima possibilità che abbiamo avuto per riportare a galla la barca sociale, affondata ormai da decenni, è stata durante gli anni della pandemia, ma non abbiamo saputo coglierla. La causa di ciò? Non tutti hanno ancora compreso che il modello capitalista fordista è fallito e che, dunque, i sogni dei nipoti di oggi non possono essere gli stessi di quelli dei nonni. Eppure, ha continuato Krznaric, possiamo ancora affidarci ad un’ancora di salvataggio, un’abilità persa ma innata in noi: l’immaginazione. Essa, e solo essa, può farci ritrovare il senso, perduto, della vita. Ma la vita di chi? Di ogni essere vivente, in quanto non si può pensare agli altri rifugiandosi in pregiudizi legati all’appartenenza biologica. Poiché siamo ancora legati all’idea di una società verticalizzata, ai cui piani più alti troviamo gli umani più privilegiati e alle fondamenta l’inferno degli animali destinati al massacro, sono urgenti idee dirompenti che facciano crollare definitivamente questo sistema. Perché, come insegna la storia, i grandi momenti di rivoluzione sono frutto di spaccature sociali, strettamente necessarie ad un cambiamento radicale.
La rivoluzione, in realtà, non è niente di così utopico, in quanto è già in noi; tuttavia, da una debole fiammella deve divampare in un incendio generale, che possa illuminare l’oscurità che ci circonda.