Il pubblico che ha partecipato all’evento condotto dal relatore Massimiliano Capella e dalla relatrice Carlotta Bertotti è composto da appassionati della storia di Barbie, la bambola che per eccellenza ha conquistato l’affetto di bambini e bambine sin dalla fine degli anni Cinquanta. La storia di Barbie viene raccontata all’interno del catalogo “Barbie, The Icon Collection” (24 ore Cultura 2024). Nasce il 9 marzo 1959 grazie a Ruth Handler, imprenditrice statunitense che si ispirò ad una bambola tedesca – già presente in commercio – e alla figlia Barbara mentre giocava con ritagli di carta che riproducevano le superstar hollywoodiane dell’epoca e che, in quella fase storica, rappresentavano l’indipendenza femminile in ogni sua forma. Infatti la frase che meglio descrive questo concetto è: “you can be anything”: la donna non deve necessariamente essere madre e moglie, ma può essere anche in carriera e di successo.
Spesso Barbie viene considerata una semplice bambola di 29,5 cm, ma questo gioco è diventato molto altro: dietro al suo aspetto si nasconde un messaggio più profondo che la rende una vera e propria icona, poiché insegna a relazionarsi con le diversità umane che il mondo ci riserva e che possiamo incontrare sul nostro cammino.
Oggi come ieri dobbiamo abbracciare un nuovo concetto di bellezza poiché “la bellezza è negli occhi di chi guarda”, come ha detto Carlotta Bertotti, e perché la vita è troppo breve per inseguire degli zigomi perfetti, una vita stretta o degli occhi azzurri. Ed è anche questo che la trasversalità e la globalità dei messaggi, che Barbie trasmette, ci portano ad avere un approccio diverso alla realtà.
“Dimmi qual è la tua Barbie preferita e ti dirò chi sei”: Barbie, in fin dei conti, è una di noi. In lei possiamo ritrovare le nostre aspirazioni, le nostre passioni e i nostri sogni, proprio come lei si ritrova in noi per poter essere semplicemente Barbie.