Secondo la giornalista Annalisa Camilli, il reportage è la fase seguente al giornalismo immediato, che approfondisce e predilige il rapporto diretto: dalla raccolta delle fonti, alla scelta di testimoni.
L’incontro si è tenuto il 30 settembre 2023, in occasione del Festival Internazionale di Ferrara nell’Ex Refettorio della città. Ha trattato un tipo di giornalismo che richiede l’esperienza sul campo, che sia nello sconfinato fronte della guerra in Ucraina o nelle spiagge bagnate dal Mar Mediterraneo, dove i cadaveri dei migranti vengono spesso trovati.
Oltre all’esperienza diretta, deve esserci uno studio meticoloso.
Il reportage è un genere del giornalismo: tratta informazioni oggettive su quello che è successo prima e quello che succederà dopo l’evento interessato. Il giornalista, in matrice novecentesca, deve ottenere informazioni dirette e oggettive; curioso, non ingenuo.
Come uno scienziato che si reca in un laboratorio asettico, il reporter deve documentare il soggetto interessato senza interferire con la realtà circostante, deve coltivare un rapporto critico con le tesi proprie e altrui.
Il reportage deve essere redatto come un’inchiesta, deve essere pronto a contraddire gli stereotipi o a deviare un fiume in piena. Le minoranze in toto sono spesso nel mirino di un’inchiesta giornalistica: i rider che rischiano la vita, i migranti libici che scappano dalla guerra civile o i (tossico)dipendenti Russi costretti ad arruolarsi nell’esercito sono minoranze trattate dal reporter.
Più precisamente, la relatrice ha presentato quattro fasi specifiche del reportage (più una).
Si parte dalla quella più importante, la preparazione: Per un reporter è importante documentarsi con tante fonti, così da avere un idea chiara di ciò che gli servirà per affrontare i potenziali pericoli che gli si presenteranno dinanzi nella seconda fase, dove si sviluppa l’azione in cui si raccolgono dati (foto, video, scritti), testimonianze e si documenta tutto ciò che risulta importante all’inchiesta giornalistica.
Nelle restanti fasi si selezionano i dati acquisiti e si raccolgono le voci principali per crearne una concatenazione fino a costruire il servizio completo. Fatto ciò si pubblica il lavoro.
Camilli ha marcato un’incisiva differenza tra giornalista e reporter: mentre il primo deve raccogliere fonti attendibili e raccontare vicende, il secondo, superata la fase di documentazione, è immerso in un contesto diretto, oggettivo, da cui deve estrapolare le parole che sono più adatte a descriverlo. Il reporter deve accogliere il contesto, le parole e il proprio stato emotivo “vergine”, per quanto inquieto, cupo o euforico.
Il punto focale di un reportage di qualità è l’intervista a dei soggetti che possono testimoniare il fatto interessato, prediligendo le persone più eloquenti. E’ funzionale alla qualità dell’inchiesta che si costruisca un legame empatico con l’intervistato, ed è necessario trascendere le domande spoglie di emozioni e i propri interessi lasciando spazio al rapporto umano.