Avete mai sentito parlare di “Tecnofobia”? E’ l’unione della parola “tecnologia”, che, secondo lo psicologo Giuseppe Riva, individua uno strumento creato dall’uomo per arrivare dove altrimenti non sarebbe riuscito, e “fobia”, che indica una forte avversione istintiva e irrazionale per una determinata situazione.
Il tema è stato approfondito giovedì 15 maggio 2025, al Salone del Libro di Torino, in un dialogo fra Matteo Lancini (psicologo e psicoterapeuta, presidente della fondazione Minotauro di Milano), Pier Cesare Rivoltella (pedagogista e professore di Didattica e Tecnologie dell’educazione presso l’università di Bologna), Giuseppe Riva (docente di Psicologia della Comunicazione all’Università Cattolica di Milano), Stefano Moriggi (storico e filosofo) e Vittorio Gallese (neuroscienziato e docente di Psicobiologia e Psicologia fisiologica all’Università degli Studi di Parma).
Durante la conferenza si è discusso di come l’atteggiamento di molti genitori sia quello di considerare internet un pericolo da controllare e soprattutto da allontanare il più possibile dagli individui più vulnerabili, ad esempio i figli ancora piccoli. Ma, come spiega lo psicologo Riva, la tecnologia è un farmakòn, cioè veleno e cura al tempo stesso: la si comprende a fondo soltanto quando si impara a convivere con la sua ambivalenza. In questo modo la tecnologia può diventare un’opportunità per costruire un rapporto interpersonale tra il bambino e l’adulto che si fonda sulla fiducia.
I metodi educativi tradizionali, tipici soprattutto dell’occidente, con l’avvento di internet, sono stati superati. I genitori tendevano a educare il figlio tramite una netta “separazione dei luoghi”; un esempio è il tavolo dei bambini alle cene di Natale separato da quello degli adulti. In questo modo il controllo dei luoghi diventava controllo delle informazioni a cui erano esposti i bambini. Ma, secondo Rivoltella, questo metodo non può valere per educare il proprio figlio anche nell’ambito della tecnologia: in questo caso si parla di “governo del rapporto coi figli e i media”, ovvero una situazione in cui il genitore accetta la presenza dei dispositivi nella quotidianità del figlio e lo aiuta a orientarsi in essi tramite un utilizzo consapevole.
Per raggiungere questo obiettivo risulta strategico l’inserimento della media-literacy nelle scuole, per far sì che i ragazzi trovino un punto di riferimento sia all’interno della famiglia che nell’ambiente che frequentano maggiormente nella loro quotidianità.
L’incontro ha fatto scaturire una riflessione su come abbracciare la tecnologia possa essere un’occasione, sia per i genitori che per i figli, per crescere insieme, e su come la non sia condannare la tecnologia, ma assumere nuove prospettive rispetto ad essa.