La maggior parte delle persone non sa di che cosa si occupa realmente un copy-editor, figura che lavora “nell’ombra”. Qualcuno pensa che sia un correttore di bozze, qualcun altro un copywriter, in realtà il copy-editor aiuta a creare un giornale chiaro, corretto e coerente dal punto di vista linguistico, sintattico e del contenuto. Questa figura sta scomparendo dai giornali italiani, mentre è ancora abbastanza presente in quelli anglosassoni.
Così ha presentato questa professione la giornalista e copy-editor della rivista Internazionale Giulia Zoli all’incontro Copy editing, croce e delizia di sabato 2 ottobre, presso Palazzo Naselli Crispi di Ferrara, in occasione del Festival di Internazionale.
Dopo la breve introduzione generale, Giulia Zoli ha letto e commentato passi di alcuni libri per fare chiarezza sul suo mestiere e sottolineare l’importanza di “far funzionare” la lingua.
Il primo tra questi, The economist style guide, contiene le linee guida di scrittura dei giornalisti dell’Economist. Le pagine introduttive riportano le cosiddette “regole di George Orwell”, il cui scopo era contrastare il degrado della lingua inglese: mai usare luoghi comuni, mai usare una parola lunga al posto di una breve, tagliare il superfluo, evitare la forma passiva, se possibile non usare i termini tecnici, infrangere queste regole per dire qualcosa di barbaro.
Il libro successivo, Una pietra sopra di Italo Calvino, è una raccolta di saggi scritti nel corso degli anni in cui l’autore definisce l’italiano una lingua astratta e si pone l’obiettivo di renderla più tecnica e concreta.
Norme per la redazione di un testo radiofonico di Carlo Emilio Gadda è il terzo libro citato dalla copy-editor, rivolto agli speaker radiofonici. Questi dovrebbero essere informatori, interlocutori e “amici” dei radioascoltatori, senza supponenza e senso di superiorità.
L’incontro è proseguito poi parlando della nascita della linguistica nel nostro Paese con Guida all’uso delle parole di Tullio De Mauro, che punta l’attenzione sul destinatario del discorso fornendo consigli di lessico e sintassi.
“Scrivere è umano, editare è divino” afferma Stephen King nel suo saggio On Writing: Autobiografia di un mestiere per elogiare il lavoro della sua editor.
Parlando del rapporto tra editor e scrittori The subversive copy editor di Carol Fisher Saller spiega il doppio significato del termine “sovversivo”: il primo è rovesciare l’idea che l’autore litighi con il copy-editor, il secondo è che qualche volta i copy-editor devono staccarsi dalle regole e uscire dagli schemi per vivere la loro professione più serenamente.
Per concludere, Giulia Zoli dice di amare il suo lavoro che, nonostante la fatica, dà molte soddisfazioni.
“Avete presente quando tornate nella vostra camera d’albergo dopo che siete stati fuori tutto il giorno e la trovate pulita e rinfrescata e vi sentite bene? Questo è il modo in cui il copy-editor vorrebbe che lo scrittore si sentisse vedendo l’editing. Quello che noi non vogliamo è che gli scrittori percepiscano come un insulto il fatto che abbiamo ritenuto necessario apportare delle modifiche”.