“Sarebbe il caso di pensare a noi esseri umani come tante persone diverse che convivono”
È di diversità, di educazione e di identità di genere che si parla durante la presentazione del libro per ragazzi Dobbiamo essere leoni dell’autrice norvegese Line Baugstø, tenuta da Irene Facheris, formatrice, scrittrice e attivista, e Federica Caslotti, addetta all’editoria. Il libro è stato scelto dal programma “Europa creativa” della casa editrice MIMebù, che punta all’importazione della cultura e all’emancipazione della figura del traduttore. L’autrice, purtroppo impossibilitata a partecipare all’evento, nel romanzo racconta la storia di Malin, una ragazza timida con difficoltà relazionali. Nella sua classe arriva una nuova compagna, Leona, caratterialmente simile a lei, con cui cerca inutilmente di fare amicizia. Il motivo di questa riservatezza si scopre nel corso della narrazione: Leona è una ragazza transessuale, precedentemente vittima di bullismo nella sua vecchia scuola. Appena la sua identità di genere viene scoperta, la storia si ripete e Leona finisce nuovamente nel mirino dei bulli. Malin inizialmente si schiera contro la nuova compagna, ma presto comprende l’errore commesso e impara che essere leoni significa avere fede e non avere paura di essere sé stessi.
Sul concetto di diversità riflette Irene Facheris, che fa notare come l’argomento sia ancora trattato da persone che, inconsciamente e non, si considerano parte della “normalità” e, quindi, superiori. Proprio perché ancora la maggioranza degli individui si trova adagiata sul piedistallo della normalità statistica si parla ancora di “inclusione” delle diversità, come se ci fosse qualcuno legittimato a farlo: come suggeriscono Irene e Federica, sarebbe piuttosto più opportuno parlare di “convivenza”.
Dopodiché il focus si sposta sul trattamento del tema dell’identità di genere nelle scuole. Dalle parole di Line si evince che in Norvegia, generalmente, si tratta questo tema a partire dai nove o dieci anni; è palese lo stupore di Irene di fronte a questo dato, dal momento che nelle scuole italiane regna una totale indifferenza e ignoranza sull’identità di genere e su altri argomenti legati alla sessualità. I nostri professori non sono quasi mai informati su tale materia e molto raramente sono interessati a diventarlo.
Sarebbe forse il caso che i docenti delle nostre scuole diventassero per noi un modello non solo per quanto riguarda la materia che insegnano, ma anche per temi delicati e fondamentali che riguardano l’intimità della nostra persona.
È ora di aprire la mente, Italia.