“Non è vero che ti che ti chiami Alessandro Orsini”
Così il relatore Alessandro Orsini, sociologo e scrittore del recente libro “Ucraina/Palestina”, edito da PaperFIRST nel 2024, ha introdotto l’incontro
svolto nella Sala Rossa del padiglione 1 giovedì 9 maggio, incentrato sul dibattito intorno al potere orwelliano della “socializzazione“, ossia la convinzione delle cosiddette certezze ontologiche, ovvero tutte quelle certezze che derivano da un precedente processo di autoconvinzione collettiva basato su fondamenti comuni dati per scontati.
La prima certezza ontologica radicata nel mondo Occidentale è la propria superiorità, che si riflette nella convinzione che si possa giustificare una violazione dei diritti umani in nome della democrazia, quando nella realtà, mascherandosi sotto questo principio, migliaia di bambini sono stati uccisi senza alcuna pietà. A causa delle sanzioni dell’Occidente verso l’Iraq sono morti 500000 bambini, e alla domanda “ne è valsa la pena?”, posta da Orsini ad una giornalista inglese, la donna ha risposto affermativamente, giustificandosi sostenendo l’appartenenza delle vittime ad uno Stato non democratico.
Il problema principale dei complessi di superiorità è l’autoconvinzione che i fatti non rappresentino una minaccia, che addirittura non esistano. Tutto ciò deriva da una grave elefantiasi dell’io che, se da un lato ha portato alla sottovalutazione dei potenziali nemici militari, come nel caso della Russia, dall’altro rischia di degenerare in dittature autoritarie come il Fascismo o il Nazismo. La ragione discriminatoria dell’epoca era riconducibile alla diversità etnico-religiosa, ad oggi la discriminazione basa i propri pregiudizi sulla modalità di governo dello Stato: non è forse più semplice attaccare uno Stato non democratico?
Il termine “terrore” ha assunto diverse sfaccettature nel corso degli anni. Nella Francia fine settecentesca di Robespierre il terrore era usato come strumento per creare la strada per la virtù, assumendo dunque valenza positiva; questo è avvenuto perché, come spiega Orsini, esistono due tipi diversi di terrorismo: quello di Stato e quello autonomo da esso. Il primo utilizza la violenza in maniera spropositata con l’obiettivo di piegare le persone al volere dello Stato, violando i diritti dei cittadini. Il terrorismo autonomo si distacca da questa concezione, per abbracciare al contrario obiettivi di carattere religioso. Almeno questo è ciò che l’Occidente fa credere. Orsini infatti dichiara che il movimento di Al-Qaeda sia nato come reazione violenta al bombardamento NATO contro la Siria, così come Alessandro Barbero in una conferenza dichiarò che la Jihad sia stata “il frutto avvelenato delle crociate”.
Come liberarsi da queste famose certezze ontologiche?
Sembra che la soluzione sia più chiara del previsto: è necessario avere il coraggio di razionalizzare quei comportamenti radicati nella coscienza collettiva, per diventare uno scienziato sociale, staccandosi dal piano emotivo e sviluppando una visione oggettiva della realtà.