“La democrazia è sempre lotta per la democrazia”, così Antonio Scurati apre l’incontro dell’11 maggio dedicato alla presentazione del suo nuovo libro “Fascismo e populismo“, edito da Bompiani.
Attraverso una serie di analogie tra epoca fascista e il giorno d’oggi, l’autore traccia lucidamente un quadro politico in cui la democrazia non è scontata ed eterna, ma una conquista storica fragile, minacciata, circoscritta e in continua contrazione, sia a livello quantitativo, sia qualitativo.
La sottovalutazione e la normalizzazione sono indice di un cedimento del tessuto democratico, nonché una grave colpa morale e storica.
Secondo Scurati la svolta illiberale di un governo fa leva oggi, così come 100 anni fa, sul potere seduttivo del linguaggio. “Io sono il popolo e il popolo sono Io”, affermazione non priva di nefaste conseguenze: i portatori di sapere sono discreditati, chiunque non appoggi il governo è implicitamente nemico del popolo e il Parlamento non è più necessario. Alla vigilia del fascismo, Mussolini era stato in grado di comprendere come la complessità della modernità stesse schiacciando gli individui. Proprio per questo il Parlamento non diventa altro che un organo istituzionale inetto, simbolo di un’intricata complessità che deve essere discreditata.
Secondo l’autore, la vera intuizione del fascismo consiste nell’aver individuato la paura come sentimento politico più trainante rispetto alla speranza. La paura è un sentimento che racchiude in sé una brutale semplificazione del panorama intricato della vita moderna. Oltre a infondere paura, Mussolini compie un ulteriore passo avanti per passare dalla paura all’odio.
Scurati chiude l’incontro con un monito: la speranza è amore per la democrazia e deve essere sempre affiancata dalla storia, l’unica in grado di liberare dai risentimenti e dalle memorie personali.