Al Salone del Libro, venerdì 16 maggio, ha avuto luogo un brillante dialogo tra Teresa Cremisi, presidente di Adelphi dal 2021, ed Elisabetta Sgarbi, sua ex collega e direttrice della casa editrice La nave di Teseo. Nonostante Sgarbi, alle prese con una carriera poliedrica che spazia dal cinema alla discografia, abbia spesso evitato le interviste riguardanti il suo lavoro, ha eccezionalmente accettato di svelare alcuni aspetti del mondo dell’editoria grazie alla sua amicizia di lunga data con Cremisi.
L’avventura di Sgarbi è iniziata nel 2015, quando ha scelto di lasciare Bompiani Editore e di fondare una casa indipendente insieme ad altri autori ed editori, come Eugenio Lio e Umberto Eco. Quest’ultimo aveva avanzato diverse proposte, tra le quali “Caratteri mobili” e “Alamo”, poi respinte, per il nuovo nome. La scelta è ricaduta su “La nave di Teseo” prendendo spunto dal celebre paradosso: se si ricostruisce un’imbarcazione con pezzi identici a quelli precedenti, questa rimarrà la stessa? Allo stesso modo, la casa editrice è stata fondata da ex editori di altre case.
Dalle prime complicazioni di questa attività, Sgarbi ha imparato quelle che definisce le “parole-chiave dell’editore”: istinto, curiosità e passione.
Troppo spesso, spiega, gli editori pongono al primo posto l’importanza di seguire una linea, un progetto iniziale; bisognerebbe invece lasciarsi guidare dall’intuito e riconoscere quell’ “arabesco editoriale” che si cela dietro ai libri e ai loro autori. Autori che, però, non sono sempre sotto agli occhi di tutti: è necessario seguire attentamente la programmazione delle case editrici e interessarsi ai talenti inediti per arricchire il proprio catalogo . Nonostante l’ambiente dell’editoria richieda talvolta alcuni sotterfugi e “furti” di autori, come racconta Sgarbi con vari aneddoti, è importante mettere al primo posto la passione e l’attenzione nei confronti degli autori stessi.