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La 4DB incontra Annalena Benini, II incontro (19 aprile 2024)


4 DB

Liceo Soleri Bertoni - Saluzzo

In occasione del secondo incontro, avvenuto presso il carcere di Saluzzo, gli studenti della classe IV DB si sono confrontati con l’autrice e con gli studenti della sezione carceraria.

Il confronto è stato principalmente sul libro “Annalena”, ma anche su alcuni articoli dell’autrice presenti sulla rubrica settimanale de “Il foglio” e sul podcast dal titolo “Il figlio”.

Questo testo fa riferimento alla puntata del podcast n. 139 intitolata “DA ROCKSTAR A REIETTA: parabola di una madre.

In questa puntata del podcast l’autrice racconta il passaggio da figura idolo per i suoi figli, quando si sentiva la loro eroina, il loro universo, ad un momento in cui è diventata una compagnia imbarazzante, un accollo. Questo è accaduto quando i figli hanno scoperto il SENSO CRITICO e la madre un tempo idolatrata è stata progressivamente e quotidianamente emarginata, resa insicura delle sue capacità e della sua contemporaneità.

Mi ha interessato particolarmente questa considerazione, poiché non tocca solo la sfera adolescenziale, che io trovo tremendamente affascinante e contorta, ma anche perché credo, come tanti altri, di ritrovarmi  ad inciampare nelle stesse situazioni. Penso che il rapporto tra madre e figlia, in particolare, sia talmente vorace e sfaccettato da meritare una riflessione: sin dalla tenera età la bambina inizia a creare con la madre un rapporto simbiotico, di dipendenza. Con il passare del tempo, per costruire la propria identità la piccola inizia a distaccarsi, spostando il proprio interesse verso il padre e dando inizio ad una sorta di relazione instabile con la genitrice. Ed è così che mamma e figlia a volte sono complici, altre diventano capri espiatori per le frustrazioni, talvolta un oggetto prezioso da custodire, oppure il punto di generazione di una sottile forma di invidia e di un’ossessione morbosa e inscindibile, ma anche un fazzoletto per raccogliere le lacrime, i capelli dritti per la rabbia, l’emozione dopo un “sono fiera di te”, la voglia di fare tanto per l’altra sia a breve che a lungo termine, i “ma come ti sei vestita sei orrenda” oppure “non sei capace, sei un caso perso”.

Esistono rapporti irrisolti, rapporti con troppo o con troppo poco amore, rapporti silenziosi, rapporti imparziali… Il punto è che durante la fase dell’infanzia il genitore è il nostro piccolo grande idolo, durante l’adolescenza diventa uno sconosciuto che non riesce a comprenderci, mentre quanto giungiamo alla maturità inizia a mancarci come un piccolo pezzetto della nostra essenza, infine ci rispecchiamo nella maggior parte delle sue caratteristiche.

Penso sia impossibile spiegare  a terze persone quanto, questo legame fisiologico e mentale ti scavi il corpo e l’anima creando una voragine, al punto da poter toccare a mani nude un filo conduttore che ti legherà inscindibilmente all’altra persona.

Penso che una prospettiva interessante della maternità sia rappresentata nella raccolta di romanzi  “L’amica geniale” di Elena Ferrante, in cui la potenza della quadrilogia deriva dalla centralità dell’amicizia fra due donne. Infatti nei quattro romanzi la maternità è messa in secondo piano proprio in favore di una sorellanza compensativa: nella storia, l’amicizia tra le due protagoniste, Lila e Lenù, nasce dal bisogno della seconda di trovare una figura femminile che sostituisca quella materna, un passo sicuro e svelto da seguire  al posto della madre, una donna che la disgusta e la inquieta, soprattutto per il suo aspetto fisico, al punto da passare la sua intera esistenza a sperare che dal suo corpo non esca quello della madre.  Ma, allo stesso modo in cui Elena teme di diventare la copia di sua madre, quest’ultima soffre di una specie di fobia, intesa come la paura che sua figlia diventi più di lei, più colta, più intelligente, più libera.

L’amore materno è solitamente rappresentato come la forma più totalizzante e pura di amore, ma il rapporto che lega Elena e la madre è tutt’altro che amorevole e rompe ogni stereotipo sulla maternità.  La madre prova, nel profondo, una sottile invidia per sua figlia, per tutte le possibilità che la vita le ha offerto e che lei invece non ha mai avuto, per questo spesso la tratta male intromettendosi fra lei e il suo futuro. Ma alla fine prevale il desiderio di rivalsa che lei proietta su Elena, infatti le permette ogni volta di continuare gli studi, aiutandola così a muoversi verso una strada che la emancipi dalla miseria del Rione.

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