Adotta uno scrittore, Adotta uno scrittore 2022, Laboratorio

Adotta uno scrittore all’IIS G. Plana Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino e Alessandro Zaccuri


Adotta uno scrittore ventunesima edizione

IIS G. Plana sezione carceraria presso la Casa circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino - Torino

Quest’anno l’IIS G. Plana, indirizzo “Industria e Artigianato per il Made in Italy”, sezione  presso la Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino, ha avuto il privilegio di partecipare al Progetto “Adotta uno scrittore”. Al progetto hanno partecipato anche una classe, sempre di alunni ristretti, del corso di Istruzione di primo livello del CPIA1 con la loro insegnante Giuseppina Cabras e la classe esterna IV A indirizzo “Manutenzione e Assistenza Tecnica” della sede, accompagnati dalla professoressa Maria Venditti. E’ stata un’avventura a volte divertente, a volte emozionante, a volte commovente, sempre e comunque molto intensa!

Certo siamo stati un bel carrozzone! Spesso bizzarro, malconcio, rumoroso, fatto di alunni di ogni età, provenienza geografica, condizione sociale e culturale, ma la varietà è sempre ricchezza!

Il Salone ci ha affidato allo scrittore Alessandro Zaccuri, persona non solo di grande cultura, ma anche di una sensibilità fine e profonda. Lavorare con lui è stato per tutti noi stimolante ed arricchente, ed io mi pregio di essere umilmente stata, in alcuni momenti, la sua guida in questo mondo fatto di disperazione e di piccoli gesti di grande umanità. 

Il libro che Alessandro ha scelto per noi è “Come non letto” sottotitolo: “10 classici + 1 che possono ancora cambiare il mondo”, nato da un’iniziativa benefica dello scrittore e dall’idea che si possa fare del bene raccogliendo generi di prima necessità per famiglie bisognose e stimolando alla lettura di grandi capolavori; infatti è una raccolta di 11 brevi saggi sui grandi classici della letteratura mondiale.

Per il primo incontro era previsto che si parlasse del “Don Chisciotte” di Cervantes, che era abbinato al sogno. Argomento immenso, soprattutto per i nostri alunni che vivono in una condizione in cui sognare è forse una delle poche cose che si possono permettere di fare senza limitazioni, perché la maggior parte di loro è in uno stato di deprivazione materiale e culturale. Ci sono anche difficoltà ad oggettivare il loro disagio e a riportarlo ad una coscienza critica che consenta di rivedere i propri passi. Purtroppo i casi di recidive sono molto alti e scarseggiano gli strumenti per un sostegno psicologico e materiale e per un effettivo reinserimento nella società.

Quindi il primo incontro era incentrato sulla figura di Don Chisciotte. Siamo andate, con la responsabile del nostro Istituto, Sara Brugo, a prendere Alessandro Zaccuri in albergo. Dopo due controlli e lunghi corridoi da percorrere, siamo entrati nella nostra falegnameria che è immensa!

In verità il progetto era pensato per le seconde e la terza, ma non abbiamo avuto cuore di lasciare gli altri alunni nelle loro aule. Quindi è stato un bel colpo d’occhio emozionante vedere, al nostro arrivo, tutti insieme gli alunni disposti in un grande cerchio, ad ascoltare la canzone di Guccini dedicata al nostro protagonista letterario, grazie alla gentile collaborazione del professore di musica Giulio Felice. Dopo i saluti Alessandro ha introdotto l’argomento su Don Chisciotte e il sogno, sottolineando che la grandezza della letteratura è anche nel fatto che, in ogni grande libro, ognuno di noi può ritrovare una parte di se stesso. Serpeggiava tra gli alunni ristretti, come è umanamente comprensibile, il bisogno di dire che il loro sogno principale è quello di uscire da questo luogo, che per molti significa anche riunirsi con le proprie famiglie. Un nostro alunno è intervenuto mettendo l’accento sul sogno di avere una società più giusta ed equa per tutti, dove non ci siano pochi ricchi e tantissimi poveri e poverissimi nel mondo. Vari interventi sono stati fatti sull’ingiustizia delle guerre e sul fatto che un giorno, si spera, non ne vengano più combattute.  

Propongo, per ogni incontro, stralci di scritti dei nostri alunni ristretti:

Felice: “Secondo me si può realizzare il proprio sogno se ci si crede veramente, facendo un passo dopo l’altro, sacrificio dopo sacrificio, perché scegliere la via più semplice è quella che ti può portare a commettere sbagli che possono condurre a chiudere il proprio sogno nel cassetto di una cella. Dentro di noi sono racchiusi vari titoli di libri proprio come nel libro di Zaccuri e stanno solo aspettando che qualcuno li apra per leggerli…e quel qualcuno siamo proprio noi.”

Salvatore: “Nella letteratura il sogno ha trovato la sua vita, seppure effimera. La varietà dei sogni prodotti dalla letteratura è una quantità infinita. Alcuni vivono nei secoli continuamente rielaborati, addirittura uscendo dai libri per diventare carne e sangue. Diventano materia che vuole o almeno ci prova a cambiare la realtà, per riproporre quel sogno favoloso, armonioso di una società non basata sul danaro, sullo sfruttamento…ma di vivere nel sogno delle capacità umane slegate dalle catene del denaro!”

Macadou: “Grazie allo scrittore perché viene da Milano, che non è così vicina, per stare con noi! Spero che un giorno scriverai un libro sull’Africa, la mia Africa.”

Elvis: “Sognare un incubo ad occhi aperti /  ogni giorno è uguale a ieri. / 

Vorrei chiudere gli occhi per spegnerli. / Ma una notte è breve e ormai al termine.”

Leo: “Nel caso sia impossibile vivere nella realtà senza cadere nella sua desolazione, aiutiamoci leggendo, come forma di divina follia! E questo il concetto eroico che Don Chisciotte ci dà! Cambiamo abito mentale ed evolviamoci!”

Filip:  “Sono un ragazzo nato in una bella città della Romania, Costanza. Sono felice di essere stato vicino ad un grande uomo e ad un grande scrittore che si chiama Alessandro Zaccuri, che mi ha insegnato che non si deve rinunciare a sognare, a vivere e a diventare una buona persona, che la vita va avanti con tutto quello che tu puoi creare. Spero che un giorno anche io posso scrivere un libro con tutta la mia vita…è un sogno!”

Il secondo incontro si è tenuto sul romanzo di Melville “Moby Dick”, che  aveva come tema scelto il mistero. La platea colorata e chiassosa era la stessa e avevamo anche la presenza di figure istituzionali come il Dirigente dell’Istituto Plana Enrico Baccaglini e il Dirigente del CPIA1 Paolo Tazio. Alessandro ha fatto notare a tutti che il mistero è già nella composizione del romanzo, perché non tutto si capisce e forse, della balena bianca e dei suoi personaggi, neanche Melville ha mai capito tutto. In queste pagine il confine tra bene e male, tra buoni e cattivi non è per niente ben definito e forse è proprio questo, insieme all’ossessione di Achab per un essere spaventoso e nello stesso tempo affascinante, che ha attratto molto i nostri alunni, anche nei giorni precedenti l’incontro.  Abbiamo toccato anche altre tematiche, come la convivenza tra persone diverse per provenienza, religione, usi e costumi, costretti a convivere su quel piccolo microcosmo della nave Pequod: in molti interventi degli alunni si diceva, orgogliosamente, che tra loro c’è molta solidarietà, forse più che nella vita normale. Un altro intervento ha riguardato la salvaguardia del nostro pianeta, dove la mano dell’uomo ha inciso e incide sempre di più sulla natura, distruggendola. A un certo punto ho chiesto ad un giovane nostro alunno di soli 22 anni quanto contino le cattive amicizie durante il periodo dell’adolescenza e lui ha risposto che, purtroppo, hanno un ruolo molto importante. Poi mi sono chiesta se questo ragazzo abbia mai avuto la possibilità di conoscere un altro contesto sociale che non sia deviante.

Stralci dagli scritti degli alunni

Balla: “Il naufragio dell’equipaggio della nave e di Ismaele mi ricorda il mio viaggio dalla Libia a Lampedusa. La differenza tra noi e i marinai del Pequod è che loro viaggiavano per cacciare, noi eravamo tutti d’accordo su una cosa: dovevamo sbarcare al più presto possibile! Eravamo in settecento persone su una barca, di posti diversi dell’Africa. Abbiamo potuto portare a testa solo una bottiglietta d’acqua e niente cibo, perché non bisognava appesantire il carico. Anche per i bambini era la stessa cosa. Siamo stati in mare quattro giorni e quattro notti. Ormai eravamo disperati: non sapevamo che direzione prendere! Eravamo esausti, c’erano persone che stavano perdendo la testa. Addirittura qualcuno voleva saltare dalla barca e camminare sull’acqua e c’era chi gridava che voleva vedere la terra.

La cosa bella era che ci aiutavamo a vicenda. L’ultimo giorno in mare abbiamo visto tanti delfini che erano affianco a noi e passavano sotto la barca. Un ragazzo ci ha spiegato che suo padre gli raccontava che i delfini salvano i naviganti indicando loro la direzione giusta. Così abbiamo fatto e dopo sei ore abbiamo visto un elicottero volare sopra di noi. Alle tre di mattina una barca di salvataggio e un uomo dei soccorsi si è avvicinato con una moto d’acqua, perché era pericoloso fare diversamente. Ha preso lui il comando,  navigando fino alle otto di mattina. A trecento metri dalla riva la barca si è  schiantata su una roccia e si è ribaltata. Tutti cercavamo di salvarci! Ho visto un uomo con un bambino in braccio e vicino c’era la moglie che ne aveva in braccio un altro. La Croce Rossa chiedeva loro di lanciare i neonati, ma erano paralizzati dal terrore che cadessero in mare.  Allora ho chiesto all’uomo di passarmi il bambino e l’ho gettato di sotto dove c’erano i soccorritori con dei teli e ho fatto lo stesso con l’altro bambino che era in braccio alla madre!”

Il terzo ed ultimo incontro verteva su “Dracula” di Bram Stoker e quindi la tematica era il male. Il nostro Alessandro Zaccuri diceva che il problema dei problemi, che è l’esistenza del male, in Dracula di Stoker può essere affrontato in maniera inconsueta e la sua lettura non smette di sorprendere, di coinvolgere, quasi di ipnotizzare. E, cosa molto importante, il male non entra se non lo lasci entrare, anche in buona fede, perché non è libero: ha bisogno della nostra libertà per agire indisturbato. Cedere al male significa dare potere a qualcuno che non sa fare se non il male, non conosce altro, non è libero di agire diversamente. Confesso che temevo un po’ questo argomento, perché parlare di ciò che è bene e di ciò che è male, soprattutto nel nostro contesto, avrebbe potuto provocare la sensazione di un dialogo che sottendesse un giudizio. Ma, grazie alla perizia di Alessandro e al clima sereno e confidenziale che si è creato, pericolo evitato.

Stralci di testi degli allievi

Giuseppe: “Secondo il mio punto di vista, si dovrebbero avere molti più incontri ed organizzare molte più visite con persone esterne, per poter scambiare punti di vista e opinioni. L’incontro con lo scrittore e con gli alunni a me ha fatto piacere, anche se non ho espresso le mie idee con interventi, perché parlare in pubblico mi crea un po’ di disagio.

Il bene lo rappresento con la figura di mia madre, che prova un bene infinito nei miei confronti, anche se l’ho delusa. E’ cinque anni che mi segue all’interno dei vari carceri.

Il male è che non ho potuto stare al fianco di mio figlio che cresce senza la figura paterna.

Comunque non mi manca tanto a finire la mia pena, mi impegnerò a rimediare le mie mancanze, devo affrontare la mia timidezza che è un lato del mio carattere, molto simile a mio padre. E così mi sono trovato in difficoltà. Così facendo non ho creato un bel rapporto sincero con mio figlio, e questo per me è il male che dovrò combattere.” 

Stefano: “Il male è sempre portato dai grandi del potere che non si accontentano mai di quello che hanno, ne vogliono sempre di più! E così fanno ammazzare milioni di giovani e alla fine delle guerre ai giovani non lasciano niente, resta solo il dolore delle loro madri che piangono i loro cari. Per loro non cambia niente, mentre stanno al riparo dalle bombe e dalle pallottole.”

Bogdan: “Secondo me il male oggi lo trovi dappertutto, solo che devi combattere contro il male. Come diceva lo scrittore che il male non entra  se non lo lasci entrare, secondo me è sempre così. Anche se spesso fai il bene e trovi il male, devi sempre andare avanti e non perdere le speranze.”

Al termine della mattinata ho chiesto ad un giovane alunno quale persona rappresenta, invece, il bene per lui e mi ha risposto sua madre, che ha sempre lavorato duramente per i figli, soprattutto perché il padre li ha abbandonati da piccolissimi. In quel momento di grande vicinanza anche  Alessandro ha condiviso con noi un evento molto doloroso della sua vita e ci siamo tutti commossi. Non esistevano più barriere tra di noi: il dolore ci ha uniti. Non ho potuto fare a meno di pensare ad alcuni versi di una poesia di Saba che recitano: “Quell’uguale belato era fraterno/ al mio dolore. Ed io risposi, prima/ per celia, poi perché il dolore è eterno/ha una voce e non varia/”.

Tra le tante cose per cui dovremmo tutti ringraziare Alessandro Zaccuri, io lo ringrazio soprattutto per questo.

Adesso vi lascio con le sue parole: 

“Quando mi è stato proposto di partecipare ad Adotta uno scrittore, non mi aspettavo di trovarmi davanti ad una classe così particolare, ho avuto modo di confrontarmi con gli studenti della sede dello stesso Istituto e con altri ristretti. E’ stata un’esperienza ricchissima anzitutto sul versante umano: negli incontri si avvertiva una forte disponibilità ad ascoltare e, insieme, un bisogno insopprimibile di essere ascoltati. Capita spesso di parlare di letteratura come possibilità di libertà e di liberazione, ma all’interno di un carcere questa prospettiva diventa reale, fino a risultare commovente. Ci sono volti, storie e situazioni che non dimenticherò e che mi hanno aiutato a cogliere meglio, e più a fondo, alcuni aspetti fondamentali di libri che credevo di conoscere già bene. La verità è che nessun romanzo e nessun essere umano ha mai finito di sorprenderci. Forse la libertà più autentica consiste nell’ammettere questa nostra imperfezione, questa necessità di misurarsi con l’altro per imparare qualcosa di noi stessi”.

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