“Questo è il libro di una persona di grandissima mitezza, e come tutte le persone miti, con una grande schiena dorsale”. È con queste parole che Walter Veltroni presenta Carlo Verdelli, amico e collega, e il suo libro Acido. Cronache italiane anche brutali. Edito da Feltrinelli, si tratta di una raccolta di circa quaranta pezzi di Verdelli, riscritti e ripuliti in vista della pubblicazione, che mirano a restituire una fotografia del giornalismo italiano e della storia novecentesca in cui si è mosso. Il punto di forza di Acido, dice Veltroni, è la grande umanità che vivifica il racconto di storie personali, e l’abilità nel collocarle dentro la grande Storia. Il risultato è un libro in cui i veri protagonisti sono gli esseri umani.
Carlo Verdelli, ora editorialista del Corriere della Sera, è un punto di riferimento per il giornalismo italiano: la sua carriera è passata per Sette e Vanity Fair, fino alla più recente direzione del quotidiano La Repubblica. Questo percorso, che lui stesso definisce eclettico, gli ha permesso di avere una panoramica sulle peculiarità dell’informazione in Italia. L’introduzione di Acido si occupa proprio di questo: con un procedere pacato ma deciso, Verdelli ribadisce la responsabilità in mano ai giornalisti nel fare un lavoro di selezione e confezionamento di notizie, oltre al dovere della democrazia – marcando questo punto – di tutelare lo sforzo di un buon giornalismo. Attualmente questi due elementi cruciali vengono meno, dice Veltroni; stiamo vivendo in un momento di distorsione della realtà, in cui siamo avvolti in una rete comunicativa permanente. Questo fattore mette a repentaglio l’importanza attribuita all’autorevolezza dell’informazione, valore che Veltroni si augura venga ripristinato – il giornalismo dev’essere una lanterna, dice, che illumini il percorso lasciando però al lettore la possibilità di interpretare ciò che legge.
Acido, il pezzo che dà il titolo al libro, è un’inchiesta che racconta un fatto di cronaca nera risalente al 2014: il caso della coppia dell’acido di Milano. La materia trattata è chiaramente atroce, e secondo Verdelli brutale deve essere il suo trattamento. La brutalità della scrittura giornalistica è un elemento cardine della discussione, in quanto è l’amo cui abbocca il lettore. Se asservita alla storia raccontata, continua, è un efficacissimo strumento narrativo, oltre che foriera di una verità cruda ma autentica.
Acido non è quindi solo una raccolta di articoli, ma è anche una storia d’Italia raccontata attraverso il giornalismo e non la sociologia; è un atto politico in quanto denuncia di un’informazione approssimativa e sensazionalistica; un paradigma di come occuparsi di attualità con una profonda umanità e non senza la giusta dose di ferocia.