Un viaggio alla scoperta di sè

Durante la lettura del romanzo, ho notato come Pereira sviluppi un nuovo senso di sé, perché comincia a scoprire il potenziale e il valore delle sue azioni, non solo in quanto giornalista, ma in quanto uomo.
Perciò alla fine del romanzo il protagonista compie un gesto inaspettato e molto audace; prima di questo salto, però, Pereira ha percorso molta strada all’interno della sua anima e della sua coscienza; potremmo definire questo viaggio come alla riscoperta di sé, alla scoperta di un nuovo Pereira. In questo percorso egli è guidato dal dottor Cardoso, che presta a Pereira un nuovo paio di occhi per guardare la vicenda, e gli spiega la teoria dei mèdicins-philosophes: il passo mi ha fatto molto riflettere e sostengo che la teoria esposta dal dottore sia molto interessante. Basti pensare che noi non viviamo mai nello stesso momento, nello stesso tempo, nella stessa epoca, ma questi sono in costante evoluzione. Di conseguenza, anche noi dovremmo “evolverci”, e questa necessità può essere tradotta nella crescita, che può avvenire sempre e a qualsiasi età.
Nel finale del romanzo, si può notare come Pereira avverta questa necessità e di voler dare il suo contributo alla lotta della Resistenza. Sono certa che sia l’impegno dei singoli a fare la Storia. Se durante la nostra tragica dittatura, nessuno avesse fatto sentire la sua voce e avesse provato ad agire, molto probabilmente al giorno d’oggi saremmo ancora sotto un regime che reprime ogni libertà. Fortunatamente, invece, non è così ed ogni anno possiamo celebrare ricorrenze come il 25 aprile. Tutti coloro che hanno partecipato, ci hanno portato dove siamo oggi; c’è stato chi ha contribuito ad alta voce, e chi più silenziosamente, chi ha agito sulla carne, e chi sull’anima. Come dice Dacia Maraini, gli intellettuali agiscono sulla coscienza: e proprio alla fine del romanzo, Pereira si renderà conto del prezioso strumento che possiede e ne sfrutterà il valore.