Oggi Giorgio Ficara ha presentato a Vita Supernova Di chi è la colpa, il nuovo romanzo di Alessandro Piperno, scrittore e critico letterario.
Nell’introdurre il libro, Ficara cita Tolstoj, che paragona il romanziere a colui che va a fare la spesa al mercato e sceglie gli ingredienti che gli serviranno per creare il suo piatto. Tale concetto di ingrediente è stato riabilitato proprio da Alessandro Piperno, che nell’incarnare la figura del romanziere realista, ha dato vita ad un romanzo dalla struttura tradizionale non privo di scintille di novità. I principali ingredienti che Ficara ravvisa in Di chi è la colpa sono: i personaggi, la critica sociale e il livello metanarrativo.
I suoi protagonisti non sono piatti, ma plastici, dinamici, respirano e vivono; la critica sociale, molto acuta e pericolosa allo stesso tempo, rivolta alla borghesia ebraica romana permette all’autore di costruire un piccolo affresco satirico e ironico di una società che rischia di non produrre più nulla di buono, rivelando così di essere non solo un realista, ma un romanziere che indaga una zona opaca del mondo.
Il livello metanarrativo, incarna uno degli aspetti più vulnerabili del romanzo: lo scrittore, dice Ficara, è come se si interrogasse su dove sta andando e fosse alla ricerca di risposte. Dunque, alla ricerca storica si affianca l’indagine interiore dell’autore, il quale mette in dubbio il proprio percorso e si circonda di quesiti.
Piperno oscilla tra nichilismo e destino, termine che introduce nel parlare dell’arte. L’autore è da un lato un libertino esitante che detesta la sua vita, ma per quanto riguarda l’arte sa che c’è e che lo sta catturando sempre di più.
Un altro aspetto su cui Piperno si esprime è che se non ci fosse il romanzo realista la realtà non esisterebbe: sapendo che l’arte in rapporto alla realtà permette l’esistenza di quest’ultima, senza il romanzo la realtà non sarebbe quella che è.
L’autore definisce il lavoro al suo romanzo uno “sforzo gioioso”, che gli ha permesso di lasciarsi andare e di trascurare i propri modelli di riferimento che lo blandivano, sviavano e soverchiavano.
Piperno ha inserito nel suo libro due concetti che permeano la sua vita da che ne ha memoria: la colpa e l’impostura; l’esperienza di deformazione del romanzo passa, infatti, attraverso questi due topoi della storia letteraria, a cui lo scrittore ha conferito un ritratto che non ricalca i clichè.
L’autore parla della colpa più banale, ossia l’atteggiamento dell’uomo autoindulgente che gli impone di trovare il colpevole dei dissesti della sua vita altrove. Questa forma di laicismo che non relega più la colpa a Dio, si concretizza nella ripresa del “dove si giudica non c’è giustizia” di Tolstoj.
Il secondo concetto, quello di impostura, viene inteso da Piperno in maniera più pedestre ed è incarnato dal protagonista del romanzo, il quale si trova davanti alla necessità di cambiare la storia della propria biografia e conclude il suo intervento dicendo che proprio l’aver dato fiducia ai propri lettori sia stata una grande conquista del suo romanzo: “Ho capito che volevo suggerire più di quanto dire”, dichiara, ed è proprio dal fornire piccoli elementi al suo pubblico che nasce Di chi è la colpa.