Veronica Benini, autrice di La mia posizione preferita, è un’impreditrice che considera i libri come storie da raccontare per far maturare una riflessione nei lettori. La scrittrice ha dialogato con Greta Sclaunich al Salone del Libro nell’ incontro di venerdì 15 ottobre che ha voluto sradicare alcuni luoghi comuni. Primo fra tutti il potere d’acquisto che, interpretato solitamente dalla società in modo negativo, diventa per chi non viene ascoltato un modo per avere voce. Il denaro deve essere guadagnato così come il lavoro: le Donne spesso sono retribuite meno rispetto agli uomini e per questo devono trovare il coraggio di chiedere direttamente un aumento, senza avere paura di ricevere un no, a patto che venga motivato. Il timore del rifiuto, del giudizio altrui e del fallimento, seppure spesso debilitanti, non devono impedirci di lottare per i nostri diritti.
Il romanzo si può riassumere con una triade d’impatto: sesso, potere e soldi. Escluso l’ultimo elemento, gli altri due restano una questione di narrazione perché il comando in questione non si acquisisce con il sesso. Il mondo del piacere femminile è ancora piuttosto inesplorato e poco accettato, infatti non bisogna mai dire quando una Donna ha una vita sessuale, in modo che non venga giudicata da questo, ma per quello che è. Questo tema è ancora oggi strettamente correlato all’ambiente lavorativo: ogni volta che una Donna arriva ad avere un ruolo d’importanza si sente provocare con battute come: “Chissà cosa hai fatto per essere dove sei!”. Per abbattere questi stereotipi sarebbe necessaria un’alleanza femminile che è sempre più difficile trovare , poiché “noi viviamo come nemiche e mai come alleate”. Mentre noi siamo impegnate in discussioni, sarebbe fondamentale trovare una falla nei contesti in cui ci troviamo, in modo da allargarla e renderla evidente agli occhi di tutti.
Nella persona e nel libro dell’autrice ci sono alcune caratteristiche curiose: un dettaglio stilistico è l’attenzione per i calcoli, che riporta minuziosamente invece di usare le solite espressioni di quantità generiche; altrettanto interessante è la scelta di utilizzare molti termini con la desinenza femminile dove aver esaminato attentamente la platea che si trovava di fronte.
Per concludere Veronica Benini ci ricorda quanto sia importante l’individualità di ognuno di noi: non siamo ciò che facciamo e, soprattutto, dobbiamo prima di tutto credere in noi e avere rispetto della nostra persona per riuscire a farci valere nel mondo.