Una cosa che ti ha colpito
Sarebbe veramente stupendo se, in qualsiasi momento, avessimo ciò che davvero vogliamo. Ma in una situazione di difficoltà, come ben sappiamo, l’efficienza prende il posto della volontà, e l’immediatezza quello della morale. Stando a quest’ultima, tutti i cittadini di Orano – così come quelli di qualsiasi altra città – avrebbero meritato un funerale dignitoso, ma le circostanze non lo permettevano; la gente non aveva cure e cibo, e pensare di seguire gli obblighi morali, forse, sarebbe stato molto fuori luogo. E infatti, con il passare dei giorni e il continuo aumentare delle morti, gli stessi che prima rivendicavano un degno funerale per i propri famigliari e per sé stessi, ora volgevano il loro interesse a problematiche più immediate, e in primo luogo pensavano a sopravvivere: perché, alla fine, presi dalla disperazione, si dimostravano più interessati alla vita, ormai difficile da tenere stretta, piuttosto che all’ottenimento di una morte dignitosa. E quindi, al subentrare del bisogno, la sensibilità e i vincoli morali, prima tanto perseguiti, passavano in secondo piano.
I tempi sono cambiati, e con questi anche le circostanze; ciò che non è cambiato, forse, è la necessità del sacrificio. È proprio vero che è sempre difficile capire quali siano le priorità nella vita, ma credo che, in momenti difficili, il bisogno si faccia portavoce di una forma di morale nuova e insolita, forse difficile da accettare e da fare propria, ma fondamentale per continuare a vivere nel modo più umano e dignitoso.
Una frase del libro da conservare
“Tutto, insomma, si svolgeva con la massima rapidità e il minimo dei rischi. Ed è pur vero che forse, almeno all’inizio, ciò poteva urtare la sensibilità delle famiglie. Ma sono, queste, valutazioni di cui non si può tener conto in tempi di peste: tutto era stato sacrificato all’efficienza. Peraltro, se il morale della popolazione aveva in principio sofferto di queste pratiche, essendo il desiderio di un funerale dignitoso più diffuso di quanto si creda, in seguito fortunatamente il problema cruciale si rivelò quello dell’approvvigionamento e l’interesse degli abitanti dovette rivolgersi a preoccupazioni più immediate. Presi dalle code da fare, dalle pratiche da sbrigare e dalle formalità da assolvere se volevano mangiare, non ebbero tempo per pensare a come la gente moriva intorno a loro e a come loro stessi un giorno sarebbero morti. Così le difficoltà pratiche che dovevano essere un male si rivelarono in seguito un vantaggio.”
È sempre difficile capire quali siano le priorità nella vita, e questo ci risulta ancora più difficile quando ci troviamo in un momento di difficoltà e di emergenza. È sempre bene rinunciare a qualcosa a cui teniamo – come lo può essere un’abitudine – in virtù del raggiungimento di un obiettivo (che sia personale o collettivo)? Questo interrogativo etico-morale – che penso ognuno di noi si sia posto durante questi lunghi mesi di emergenza sanitaria – tormentava anche i cittadini di Orano assediati dalla peste, come testimoniano le righe da me riportate.