Un libro che fa da espediente per raccontare il lavoro dello storico. Dopotutto, è questo Alessandro Barbero, che oggi si è dedicato, con il giornalista Giorgio Zanchini, a riflettere sul suo nuovo testo “Romanzo Russo”.
La struttura del romanzo è ispirata da “I Promessi Sposi”, scelto per la necessità di Barbero di avere qualcosa su cui basarsi come forma. Così come James Joyce fa con Omero, Barbero ricerca tutte le minuzie della composizione del libro, prendendo addirittura spunto dalla trama stessa. Ammette infatti di aver richiamato la minaccia dei bravi di Don Rodrigo nell’apertura del primo capitolo e di aver poi consultato le storie dei vari personaggi de “I Promessi Sposi” per rimediare alla mancanza di ispirazione.
Il racconto nasce dall’amore di Barbero per la letteratura russa del ‘900: il testo affronta il tema del declino dell’Unione Sovietica e potrebbe essere confuso per un romanzo storico, cosa che non è. Barbero iniziò a scrivere il suo racconto durante gli anni in cui l’Unione Sovietica esisteva ancora, edito per la prima volta nel 1998. Il romanzo narra di Tanja Borsinova, una studentessa universitaria, che decide di approfondire la storia dei quadri del Partito comunista degli anni precedenti per la tesi. Contemporaneamente il giudice Nazar Kallistratovic Lappa conduce un’altra indagine su un’assassinio, intrecciata a sua volta con l’indagine di Tanja. La terza investigazione è quella dell’attore ebreo Mark Kaufmann, che è ossessionato dallo sterminio nazista di Odessa degli ebrei nel ’43, nel quale sono coinvolti i suoi antenati come le vittime.
Ha inoltre rivelato di aver utilizzato il romanzo come strumento per raccontare il suo lavoro di storico, che raccoglie e studia il materiale attraverso gli archivi, e per fare un approfondimento sul contesto storico di quel periodo, da lui considerata estremamente importante e interessante.