Chi l’ha visto? NOI! Noi siamo stati alla conferenza di Alessandro Q. Ferrari sul suo nuovo libro “Carlo Angela e il segreto dei matti” tenutasi al Salone del Libro di Torino, nella Sala Bronzo.
Alessandro, classe ’78, nasce e cresce a Milano e (nonostante fosse chiaro a tutti, professori compresi, il suo essere più portato per le materie scientifiche) frequenta il liceo classico e la Facoltà di Lettere. Ferrari, da piccolo, non aveva mai immaginato di scrivere per professione, anche se quotidianamente si ritrovava a farlo per diletto. La sua carriera ha avuto inizio nel 2005 presso l’Accademia Disney di Milano dove ha cominciato a scrivere fumetti e sceneggiature per cartoni animati. Nel 2016 la sua graphic novel “Star Wars: The Original Trilogy” è entrata nella top ten mondiale della classifica Best Seller del New York Times. Successivamente si è dedicato e si dedica tutt’ora alla scrittura di romanzi, esordendo nel 2018 con Le ragazze non hanno paura, vincendo l’anno successivo il premio Selezione Bancarellino. Quest’anno ha pubblicato un nuovo romanzo in cui narra la storia di Carlo Angela, padre del celeberrimo Piero Angela.
Carlo Angela fu medico, giornalista e politico antifascista, ma anche direttore della casa di Cura per malattie nervose e mentali a San Maurizio canavese, vicino a Torino. Proprio in questo luogo durante la Seconda guerra mondiale accoglie ebrei, partigiani e dissidenti politici mascherando le loro identità; il suo piano era semplice: “C’è un modo per evitare il carcere: essere matto. Se sei matto ti lasciano stare. Devi essere un matto autentico, però, certificato”. Proprio da qui deriva il titolo del romanzo “Carlo Angela e il segreto dei matti”, concordato con le editor dello scrittore.
Dietro le ricerche per questo libro si cela una cura quasi maniacale da parte dell’autore che, per sei mesi circa, si è recato presso diversi archivi di musei e mostre per raccogliere il maggior numero possibile di informazioni sulla vita di Carlo, dando così vita ad un’opera storicamente accurata, con solamente due dialoghi inventati. Al termine della conferenza abbiamo avuto la possibilità di intervistarlo: alla domanda su come riuscisse a bilanciare leggerezza e complessità nei suoi libri, ci risponde che per lui scrivere per ragazzi non vuol dire essere meno complessi e che la complessità è un elemento fondamentale anche della vita di un adolescente, che poi ti conduce, una volta capita, alla leggerezza. Ci dice inoltre che la difficoltà più grande che ha affrontato nella scrittura di questo romanzo è stato quello di decidere come scriverlo: alla fine ha deciso di prendere come ispirazione chi lo aveva già fatto, in questo caso gli spunti più grandi arrivano da Laurent Binet con il suo libro “HHhH”, scritto sotto forma di diario personale del gerarca nazista protagonista della vicenda. Ammette poi di trarre molta ispirazione anche da influencers e youtuber. Infine, dopo avergli chiesto se stia lavorando a nuovi progetti, ci dice che ha ripreso a scrivere e che ha molte idee per la testa. Chissà se potremo rivederlo al Salone, magari con un nuovo titolo…
Complimenti a Matteo e Mia per la chiarezza.