Il corpo 2025, Laboratorio, Un libro tante scuole

Crescere lungo le rotaie


Virginia Villari

Galileo Ferraris - Torino

Nome Scuola

Galileo Ferraris

Città Scuola

Torino

“Il corpo” di Stephen King è una storia che rimane impressa nella memoria, molto più a lungo di quanto si possa immaginare. Non è solo il racconto di un gruppo di ragazzi che parte per un’avventura alla ricerca del corpo di un giovane scomparso, ma è un viaggio attraverso l’amicizia, l’innocenza e la dolorosa consapevolezza che il tempo cambia ogni cosa, anche le persone.
Pubblicato nel 1982 come parte di una raccolta, questo racconto ha poi ispirato il celebre film “Stand by Me” del 1986. Ma come spesso accade, il libro offre un’esperienza più personale e profonda rispetto alla sua corrispondente cinematografica.

La vicenda si svolge nell’estate del 1960 a Castle Rock, una cittadina immaginaria nel Maine. Il protagonista, Gordie Lachance, è un dodicenne con il talento per la scrittura, ma è invisibile agli occhi dei suoi genitori, ancora scossi dalla morte del fratello maggiore. Accanto a lui ci sono Chris Chambers, intelligente e carismatico ma vittima del pregiudizio della cittadina a causa della sua famiglia; Teddy Duchamp, un ragazzo impulsivo e segnato dagli abusi del padre; e Vern Tessio, il più timoroso del gruppo, che scopre l’esistenza del corpo di Ray Brower, un ragazzo scomparso.
Il loro viaggio è apparentemente semplice: seguire i binari della ferrovia fino a trovare il cadavere. Ma in realtà, è una metafora straordinaria del passaggio all’adolescenza, fase della vita in cui l’innocenza si scontra con le dure verità del mondo.

Quello che Stephen King riesce a fare perfettamente è raccontare la crescita in maniera autentica. Nel racconto aleggia una malinconia sottile, come la sensazione di sapere che nulla sarà più come prima. Il viaggio dei protagonisti è pieno di momenti che li mettono alla prova: devono affrontare bulli più grandi di loro, superare paure personali e, soprattutto, fare i conti con la consapevolezza che il mondo adulto è spesso ingiusto e crudele.

Sebbene Stephen King sia celebre soprattutto per il genere horror, “Il Corpo” dimostra quanto sia abile nel narrare anche storie di formazione e di crescita. Non ci sono mostri, non ci sono fantasmi, ma il vero terrore è la consapevolezza che il tempo scorre senza sosta e che l’infanzia, con la sua magia, è destinata a finire.
La scrittura è molto immersiva, capace di trasportare il lettore direttamente nei boschi del Maine accanto ai protagonisti. I dialoghi sono naturali, come se fossero davvero scritti da dei dodicenni, e ogni personaggio ha caratteristiche uniche che lo rendono immediatamente riconoscibile.
La narrazione in prima persona di Gordie fornisce moltissime riflessioni personali che aggiungono un livello di introspezione raramente visto nei racconti d’avventura.

Alla fine del libro, quando il viaggio si conclude e la vita torna alla normalità, ci si rende conto che nulla è veramente normale dopo un’esperienza come quella.
E forse è questo il vero cuore del racconto: il ricordo di quel periodo della vita in cui l’amicizia era pura, in cui l’avventura esisteva davvero, e in cui la realtà non aveva ancora infranto i sogni. “Il corpo” non è solo una storia di ragazzini in viaggio: è un tributo ai ricordi dell’infanzia e alla malinconia di sapere che non si potrà mai più tornare indietro.

 

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