Quest’anno a scuola abbiamo avuto la possibilità di partecipare a un progetto speciale: Adotta uno scrittore. E dal 3 al 5 marzo è venuto nella nostra classe lo scrittore Sergio Badino, che ha reso ricca e intensa la nostra settimana. Con l’autore ci siamo immersi in un reale dialogo, che si è rivelato ricco di stimoli, riflessioni e spunti creativi. Non è stato semplicemente un ciclo di incontri con uno scrittore, ma un vero e proprio viaggio nel mondo della scrittura, delle emozioni e della narrazione. Badino si è dimostrato fin da subito disponibile, coinvolgente e capace di creare un dialogo autentico con noi studenti, portandoci a riflettere non solo sulla scrittura in sé, ma anche sul modo in cui osserviamo il mondo e sulle storie che possiamo trovare ovunque, anche nelle cose più semplici. Sergio Badino non si è “messo in cattedra” come un insegnante, permettendoci di aprirci ed esternare i nostri reali pensieri. Egli, durante le giornate trascorse insieme, si è dimostrato un abile oratore e allo stesso tempo un ascoltatore capace di interpretare le nostre risposte senza farci sentire banali; ha reso ogni giornata diversa dall’altra con argomenti che hanno catturato la nostra attenzione, con riflessioni che non avremmo immaginato, con racconti antichissimi che si connettevano perfettamente con il presente.
All’inizio è stato un po’ come rompere il ghiaccio, abbiamo cominciato con una presentazione reciproca, come una chiacchierata fra amici, non una lezione. Nessun discorso complicato, solo lui (l’autore) che parlava con tutta la calma di questo pianeta; ci ascoltava, e ci mostrava che scrivere è come vivere, osservare e trasformare le emozioni in parole. Sergio Badino ci ha raccontato qualcosa del suo percorso, ma ha voluto anche sapere chi eravamo noi: se ci piaceva leggere, se scrivevamo, cosa pensavamo della scrittura. È stato un momento semplice, ma importante, perché ha creato subito un clima di dialogo, quasi che non fosse un “incontro scolastico”, ma una vera conversazione tra persone che condividono idee.
Abbiamo conosciuto Richard Matheson attraverso i racconti “Finché morte non ci separi” e “Therese”. Il primo è una storia intensa che parla d’amore, ma anche di ossessione e di confine tra reale e surreale; ne abbiamo discusso insieme, scoprendo quanto un racconto breve possa racchiudere significati profondi, e come ogni parola sia scelta con cura per creare atmosfera, tensione, emozione. Il secondo è un testo più moderno e cupo, ci ha fatto riflettere sul futuro, sull’umanità e sulle conseguenze delle nostre scelte. È stato stimolante confrontarci su temi attuali e complessi, partendo da un racconto breve. I testi di Matheson erano un po’ forti, ma super interessanti e ironici. Abbiamo capito che anche in poche righe si può dire tanto. E no, non serve usare paroloni o fare i filosofi: basta dire la verità. Le storie di Matheson ci hanno fatto riflettere su come una narrazione possa iniziare in modo semplice e poi cambiare tono, sorprendere, inquietare, spiazzare il lettore, proprio come succede nella vita. Interessante è stato anche confrontare questo tipo di narrazione con quella del fumetto: mondi diversi ma uniti dallo stesso desiderio di raccontare l’uomo, le sue emozioni, i suoi limiti e i suoi sogni.
Ci siamo concentrati anche sul potere evocativo delle parole e della musica. Abbiamo ascoltato e analizzato la canzone “La Topolino amaranto” di Paolo Conte, che a una prima impressione poteva sembrare solo una vecchia melodia allegra, ma che in realtà nascondeva forti riferimenti alla guerra, alla paura, alla propaganda e alla speranza. Abbiamo discusso sul testo, sulle emozioni che ci trasmetteva, su quello che immaginavamo mentre l’ascoltavamo. È stato interessante scoprire come dietro ad una canzone apparentemente leggera si possa nascondere una riflessione storica così profonda. Questo momento ci ha fatto capire che le storie non vivono solo nei libri o nei film, ma anche nelle canzoni, nelle immagini, nei suoni. E anche un oggetto apparentemente insignificante come una vecchia auto amaranto può diventare il cuore pulsante di un ricordo o di una narrazione intensa.
Particolarmente emozionante è stato affrontare due testi molto intensi dal punto di vista emotivo e simbolico: la poesia “La gioia di scrivere” di Wislawa Szymborska e la canzone “Fiume Sand Creek” di Fabrizio De André. Anche in questo caso abbiamo analizzato i testi, scoprendo quanto possono essere potenti i suoni delle parole. La poesia “La gioia di scrivere” ci ha fatto riflettere sulla bellezza e sul potere della scrittura, sul fatto che scrivere permette di fermare il tempo, di creare mondi, di dare voce a ciò che altrimenti resterebbe muto. Una di noi ha detto: “Mi è rimasta in mente La gioia di scrivere perché parlava del potere di chi scrive”. La canzone di De André ci ha trasportati in un altro tempo e in un altro luogo, raccontando con dolcezza e dolore il massacro di un popolo: parafrasandola ci siamo accorti di quanto sia importante ascoltare le storie degli altri, anche quando fanno male, perché ci aiutano a capire di più il mondo.
Sergio Badino ha dialogato con noi con sincerità e passione, condividendo aneddoti personali e consigli preziosi. Ci ha invitato a scrivere, a non avere paura di esprimerci, anche se pensiamo di non essere “abbastanza bravi”. Ci ha detto che la scrittura è prima di tutto un gesto personale, un modo di conoscersi meglio, per dare forma a quello che sentiamo. Ci ha fatto capire che ogni voce è unica e che non dobbiamo imitare quella degli altri, ma trovare la nostra, con pazienza e determinazione.
Alcune nostre (ulteriori) riflessioni…
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L’idea di questo progetto, a dir la verità, all’inizio non mi piaceva, perché a me il mondo della scrittura e della lettura non ha mai incuriosito. Anche prima degli incontri avevo provato a leggere qualcosa, ma niente aveva mai catturato la mia attenzione. Nessun genere che avevo provato a leggere era “bello” e “coinvolgente” per me. Forse non trovavo niente di “interessante” perché mi distraevo con il cellulare? Non mi coinvolgevo abbastanza nella storia? O forse non avevo trovato il libro giusto? O forse non riuscivo ad “interpretare” i racconti? Ora, però, sono riuscita a trovare un libro che cattura la mia mente, e riesco ad immedesimarmi con la storia come se io ci fosse all’interno. Ho iniziato ad interessarmi alla lettura dopo il secondo incontro con Sergio Badino. Mi è piaciuto molto il modo in cui lo scrittore ha saputo catturare la mia mente soltanto alternando il tono della voce. La cosa che mi ha stupito di più è stato il modo in cui il mio cervello si è lasciato andare così facilmente ascoltando un semplice racconto.
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Questi tre incontri mi hanno lasciato molto più di quanto mi aspettassi. Ho scoperto che la scrittura non è solo tecnica, ma soprattutto sensibilità, ascolto, osservazione. Ho imparato che in ogni dettaglio può nascondersi una storia, che anche una vecchia canzone o un oggetto dimenticato possono accendere l’immaginazione. Ma soprattutto ho capito quanto sia importante il dialogo: ascoltare chi ha esperienza, confrontarsi, mettersi in gioco. L’incontro con Sergio Badino è stata un’occasione preziosa per guardare dentro di me e trovare, forse, il coraggio di iniziare a raccontare qualcosa di mio, perché scrivere non è solo inventare, è anche ricordare, sognare, riflettere e vivere.
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Sono rimasta affascinata dal racconto di uomini che sin dall’antichità narravano storie, come se fosse un loro bisogno primario, ancor prima di preoccuparsi di ogni altro aspetto della vita. Una delle frasi che Sergio Badino ha detto e che da quel giorno continua a risuonare nella mia testa è: “Un libro è un piccolo cosmo che siamo noi a governare”, e io farò di questa esperienza l’apertura di un piccolo cosmo.
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Quando ci hanno detto che avremmo incontrato uno scrittore, ho pensato: “Ok, arriverà uno con la barba lunga che ci spiegherà come si scrive un romanzo di 700 pagine”. Ma niente di tutto ciò. Anzi, i tre incontri con Sergio Badino sono stati molto più interessanti di quanto mi aspettassi. Alla fine, quello che mi porto via da questi tre incontri è semplice: le parole possono essere trasformate in qualcosa di super speciale. E anche se a volte mi sembra di non saper scrivere niente di sensato, in realtà ho una voce, e quella voce può dire qualcosa di importante, anche con un tema.
Gli Alunni della 3ªB di Noli
