Adotta uno scrittore, Adotta uno scrittore 2025, Laboratorio

Un incontro che lascia il segno


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ISS Boselli-Alberti-Mazzini-Da Vinci - Savona

Riassunto:

Nei giorni 31 marzo, 28 e 29 aprile, la classe 4A SC ha partecipato al progetto “Adotta uno scrittore” del Salone del Libro, incontrando Lucia Annibali, avvocatessa e testimone della lotta contro la violenza di genere. Grazie alla professoressa Elisa Falce, gli studenti hanno potuto leggere il suo libro autobiografico e confrontarsi direttamente con lei in aula, approfondendo temi come la dignità, il rispetto e la resilienza. Dall’incontro sono nati tre laboratori: “L’amore che vorrei”, “La violenza di ognuno di noi” e “Lascia un segno”, in cui gli studenti hanno riflettuto sull’amore sano, riconosciuto forme di violenza vissute o agite e lasciato una traccia personale di sé.

Il progetto si è esteso anche ad altre classi e si è concluso con un incontro pubblico al Comune, dove gli studenti hanno letto brani del libro e dialogato con l’autrice. L’esperienza ha promosso consapevolezza e cittadinanza attiva, dimostrando il potere trasformativo della parola.

Infine, gli studenti hanno riflettuto sulla violenza di genere, riconoscendo che può colpire chiunque, anche tra i giovani. Spesso non è visibile, ma nasce da atteggiamenti di controllo e possesso mascherati da amore. Riconoscere i segnali e chiedere aiuto è fondamentale, così come sostenere chi è in difficoltà. Solo attraverso il rispetto, l’ascolto e la libertà reciproca si possono costruire relazioni sane e una società più giusta.

Nei giorni 31 marzo, 28 e 29 aprile, la classe 4A sc ha vissuto un’esperienza profonda e significativa incontrando Lucia Annibali, avvocatessa, scrittrice e simbolo della lotta contro la violenza sulle donne.

L’incontro è stato reso possibile grazie alla professoressa Falce Elisa, che ha permesso alla sua classe di partecipare al progetto del Salone del Libro “Adotta uno scrittore”, che ha assegnato all’istituto l’autrice come figura di riferimento per un percorso educativo dedicato alla lettura e alla riflessione sui temi della dignità, del rispetto e della resilienza

Dopo aver letto il suo libro autobiografico, un racconto intenso e dettagliato dell’aggressione subita e del successivo cammino di rinascita, permettendo agli studenti di avvicinarsi con interesse e partecipazione alla sua testimonianza grazie a una lettura scorrevole ma coinvolgente.

Il primo incontro si è svolto in aula, in un clima di ascolto profondo. Lucia Annibali ha condiviso la propria storia, parlando non solo delle ferite fisiche e interiori, ma anche della forza necessaria per ricostruirsi e riscoprire la propria identità. Ha risposto alle domande degli studenti con sincerità e sensibilità, suscitando emozione e riflessione in tutti i presenti.

Dall’incontro sono nati tre laboratori creativi, pensati per approfondire i temi emersi. Il primo, intitolato “L’amore che vorrei”, ha invitato gli studenti a riflettere sul concetto di amore, esprimendo pensieri e speranze attraverso frasi anonime scritte su post-it. 

Il secondo, “La violenza di ognuno di noi”, ha favorito un confronto più intimo, durante il quale ciascuno ha raccontato episodi in cui ha vissuto o causato violenza, con l’obiettivo di riconoscerla, comprenderla e imparare a gestirla. 

Infine, con il laboratorio “Lascia un segno”, gli studenti hanno avuto l’opportunità di scrivere una frase, un pensiero o una parola con cui desidererebbero essere ricordati, lasciando un’impronta autentica e personale di se stessi.

Il progetto non si è limitato alla sola classe. La 4A sc ha deciso di coinvolgere anche altri studenti dell’istituto, organizzando due ulteriori incontri durante i quali i compagni hanno partecipato ai laboratori, ascoltato parti del libro e posto domande all’autrice.

Il percorso si è infine aperto al territorio, con un incontro pubblico presso il Comune, durante il quale alcuni studenti hanno letto ad alta voce estratti significativi del libro e dialogato con Lucia Annibali alla presenza di autorità, cittadini e rappresentanti scolastici.

Questo evento ha rappresentato il culmine di un cammino collettivo che ha unito lettura, ascolto, introspezione e cittadinanza attiva. Un’esperienza che ha lasciato un segno profondo nella formazione personale e sociale degli studenti, e che ha dimostrato quanto la parola, quando è autentica, possa generare consapevolezza e trasformazione.

Dai ragazzi della 4A sc sono emerse tante parole e pensieri, e si è giunti a una riflessione finale: la violenza di genere non è solo un fatto di cronaca o qualcosa che riguarda “gli altri”. È una realtà che può toccare chiunque, anche tra i banchi di scuola, anche alla nostra età. A volte si presenta in forme evidenti, altre volte è più nascosta, ma sempre lascia ferite profonde, sia sul corpo che nell’anima.

Le cause della violenza di genere non sono semplici né immediate da comprendere. Alla base ci sono convinzioni sbagliate, spesso radicate nella cultura e nella società, che giustificano il controllo sull’altro o il possesso nella relazione. C’è chi crede che amare significhi “avere” qualcuno, decidere per lui o lei, imporgli comportamenti o limiti. Ma l’amore non ha nulla a che vedere con il dominio. Amare vuol dire rispetto, libertà, ascolto.

Per questo è fondamentale imparare a riconoscere i segnali. La violenza non inizia con uno schiaffo. Spesso parte da piccole cose: frasi che sminuiscono, gelosia che si trasforma in controllo, richieste continue di sapere dove sei, con chi esci, cosa fai. Può esserci isolamento, paura di dire la propria opinione, e un senso di colpa costante. Anche far sentire l’altro “sbagliato” o “inferiore” è una forma di violenza. Quando una persona cambia il proprio comportamento per paura di far arrabbiare l’altro, quella non è più una relazione sana.

Cosa possiamo fare, concretamente? Se sei tu a vivere una situazione simile, parla. Non sei solo, non sei sola. Ci sono adulti a cui puoi rivolgerti, come insegnanti, psicologi scolastici o centri anti violenza, e ci sono leggi che ti proteggono. Chiedere aiuto non è una vergogna: è coraggio. Se invece vedi qualcuno accanto a te che vive una relazione sbilanciata, non ignorare. Ascolta, stai vicino, suggerisci di parlare con qualcuno di fiducia. Spesso basta poco per rompere il muro del silenzio.

Riflettere su questi temi è un atto di responsabilità. Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo decidere che tipo di persone vogliamo essere oggi e che tipo di mondo vogliamo costruire domani. Un mondo dove l’altro non è un oggetto da controllare, ma una persona da rispettare, dove le differenze non sono un motivo per discriminare, ma una ricchezza da proteggere.

Cambiare parte da ciascuno di noi: dalle parole che usiamo, dai gesti che facciamo, dal modo in cui costruiamo relazioni. Perché la violenza non è mai giustificabile. Mai.

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