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Autore: Stephen King
Titolo: The body – Il corpo
Anno d’uscita: 1982
Destinazione: TV Sorrisi e Canzoni
Quando ho iniziato “The Body” di Stephen King, mi aspettavo un romanzo avvincente, con una buona dose di mistero e suspense da farmi divorare pagina dopo pagina. Il padre dei romanzi horror lo pensavo all’altezza del compito di far venire i brividi. E cosa trovo invece? Un racconto che è in parte malinconia da liceale e in parte vero e proprio romanzo.
Il ritmo è lento, la trama snella e le riflessioni, a volte delicate e azzeccate, surclassano ogni altra cosa. Quattro ragazzi vanno a caccia del cadavere di un coetaneo morto e l’idea è plausibile. Peccato che, invece di concentrarsi sulla storia e di sviluppare l’enigma, il signor King abbia riempito la storia di flashback, soliloqui e meditazioni, spesso ridondanti.
I quattro ragazzi rappresentano dei tipi piuttosto che degli individui, e sono etichettabili come l’anima tenera, il problematico , il bullo dal cuore buono, il furbo cicciottello…
Personaggi stereotipati. Non sono riuscita a provare empatia per nessuno di loro e, sinceramente, in un libro che dovrebbe basarsi sulle emozioni e sul legame tra i protagonisti, questa è una grossa mancanza.
Mi ha sorpresa lo stile: troppo loquace, pieno di descrizioni che non servono ai fini della narrazione. Capisco che King abbia voluto creare l’atmosfera giusta, ma in questo caso sembra che si sia perso in dettagli superflui. Giunge infine con tanto ritardo l’atto fondamentale della scoperta del cadavere: arriva così a posteriori e in modo così, per dirlo con un vocabolo inglese particolarmente adatto al nostro discorso, anticlimatico, che non lascia nessun impatto in chi legge.
Questo libro è consigliato a chi ama le storie lente, introspettive, nostalgiche. Ma se cercate una trama vera, magari con uno sfondo giallo credibile, con intrecci convincenti, personaggi vivi, tensioni, dolori, affetti, allora la mia raccomandazione è di guardare altrove.