Il corpo 2025, Laboratorio, Un libro tante scuole

Fra le ambizioni, il futuro e l’incertezza del presente


Pietro Molinari, Jacopo Salamini, Giovanni Zazzera

Liceo Melchiorre Gioia - Piacenza

Nome Scuola

Liceo Melchiorre Gioia

Città Scuola

Piacenza

Che cos’è per noi il corpo? Il confine dell’anima, i limiti dell’essere. La stessa cosa accade con le parole, perché le cose importanti sono sempre le più difficili da dire, perché il corpo in qualche modo limita la nostra espressione, anche se è una delle parti fondamentali della nostra persona.

‘Il corpo’ è anche un libro del 1982, scritto da Stephen King. È un romanzo di avventura con tonalità gialle, che suscita un forte coinvolgimento psicologico ed emotivo nel lettore. A nostro parere è proprio questo il punto di forza del racconto, far rivivere ai lettori le sensazioni dei protagonisti e della loro realtà profondamente rurale, far percepire com’era davvero vivere in quell’America sperduta degli anni ’60. I quattro ragazzi, nonostante un’apparenza normale e piuttosto semplice, nascondono storie personali complicate e traumatiche. Ognuno di loro ha una storia terribile alle spalle, fatta di abusi e violenze in famiglia, ma, nonostante tutto, ognuno di loro ha un sogno: Teddy, in modo distorto e ossessivo, vuole imitare suo padre militare, Gordie vuole fare lo scrittore e Chris vuole smentire il pregiudizio che opprime la sua famiglia. Tutti hanno un motivo per vivere, ma solo Gordon riuscirà a realizzarsi, ma di questo parleremo dopo. 

Per quanto riguarda l’ambientazione, il paesaggio è caratterizzato con cura, e non rappresenta solo gli edifici, gli alberi e le case, ma anche l’intera società in cui vivono i nostri protagonisti, una società profondamente povera di valori e di cultura, una società priva di compassione e comprensione dell’altro, una società dove chi è in difficoltà viene lasciato indietro, perché, ora come allora, nella nostra vita di tutti giorni, vige la legge del più forte. 

I temi del libro sono tanti, tutti stupendi ed estremamente vari ma ce ne sono alcuni che secondo noi meritano più attenzione di altri: il primo tra questi è ‘la realizzazione del nostro futuro’. Questo è un argomento che ci ha colpito molto, che ci ha fatto riflettere e pensare, un argomento eternamente attuale che nel libro è espresso attraverso quattro ragazzi qualunque, ma che in fondo, potremmo essere anche noi. Attraverso la spietatezza e il realismo con cui viene descritto Castel Rock e l’ambiente sociale, King tenta di rispondere ad una domanda che reputiamo importantissima e che in molti si sono posti:

“L’ambiente in cui nasciamo ci condiziona e ci marchia o c’è una possibilità di poter cambiare il proprio destino?”

La risposta che ci dà lo scrittore per noi è agghiacciante e quasi disturbante, peggio di un ‘no’ secco. Lui ci mostra che qualcuno riesce effettivamente ad emergere, ma non di sua spontanea volontà; per Predestinazione. Il Destino esiste ed è immutabile, bisogna solo sperare che il nostro sia positivo. 

Gordie riesce a diventare qualcuno ma solo grazie al suo talento, che è slegato dalla sua persona; lo ha e basta. Chris invece ce la mette tutta, si impegna più di chiunque altro per non rimanere affossato come suo padre e tutti gli altri intorno a lui, ma il destino non gli permette di andarsene, anzi, sembra quasi lo punisca per aver tentato. E come Chris tutti gli altri, in balia di una vita che non è la loro, che qualcun altro ha già vissuto e prestabilito, incapaci di ribellarsi o di cambiare. A pagina centoventi del libro c’è una frase che evidenzia perfettamente questo aspetto. In questo passaggio i ragazzi sono appena scappati dalla discarica:

”Milo era sempre in piedi dietro la rete di sicurezza, un uomo con il cappellino da baseball e il cane seduto accanto. Stava aggrappato con le dita agli esagoni della rete metallica mentre ci urlava contro, e tutto d’un tratto provai una gran pena per lui: sembrava il bambino delle elementari più grosso del mondo, rimasto chiuso per sbaglio dentro il parco giochi, che chiamava aiuto perché qualcuno lo facesse uscire.”

Questa scena è importantissima perché ci mostra che Milo è bloccato in quel paese e in quella vita da sempre e non ha mai avuto la possibilità o l’opportunità di crescere, di andarsene. Continua a chiamare aiuto ma invano; nessuno verrà ad aiutarlo. 

Probabilmente la nostra visione potrebbe essere eccessivamente pessimista e si potrebbe obbiettare che il talento, sì, è una cosa innata, ma va scoperto, usato e valorizzato; quella di Gordie non è solo fortuna, ed effettivamente potrebbe essere vero, anche se un ambiente del genere, così provinciale, inevitabilmente inibisce il talento, e ne rende sempre più difficile lo sviluppo (anche per questo quello di Gordie potrebbe essere solo Destino). Un’altra osservazione potrebbe essere che anche Chris riesce a uscire dal ruolo che gli è stato imposto, poi però è sfortunato. Per noi questo non è possibile perché uno scrittore come King scrive ogni cosa con uno scopo e un’idea ben precisa, e ogni scelta e ogni risvolto di trama contiene un messaggio. Chris muore perché Stephen ha voluto che così fosse e non pensiamo che la sua scelta sia stata presa solamente perché Chris è ‘sfortunato’. 

Se poi non si crede a poteri ultraterreni bisognerebbe spiegare questo ‘Destino’ di cui stiamo parlando. Questo King non lo fa, e onestamente non lo sappiamo nemmeno noi: potrebbero essere i pregiudizi o l’influenza della gente, oppure la semplice mancanza di possibilità e di stimoli. Questo noi non lo sappiamo, ma in ogni caso crediamo che questa descrizione che lo scrittore fa del futuro di una generazione, che poi è in realtà il futuro di tutti (compreso il nostro), sia fondamentale e incredibilmente interessante, per quanto atroce e dolorosa da accettare.

Un altro tema centrale del libro è l’educazione, che tesse un po’ la tela tra tutti i temi che tratteremo e abbiamo trattato in questo testo, perché l’educazione può segnare per sempre il nostro destino, per collegarci al tema precedente, ovvero la realizzazione del nostro futuro. Partiamo col dare la semplice definizione, che però impoverisce il vero significato della parola: secondo la Treccani l’educazione è lo sviluppo di facoltà, attitudini, comportamenti e l’acquisizione, con seguente trasmissione, di elementi culturali e morali che vanno a definire la personalità e l’integrazione sociale (vedi https://www.treccani.it/vocabolario/educazione/ ). Detta così sembra una cosa complessa, ma abbastanza raggiungibile, sembra qualcosa che pensiamo di possedere per davvero, a volte, addirittura, sembra qualcosa di scontato, perché noi tutti siamo andati a scuola e abbiamo ricevuto un’istruzione. Qui giace il primo errore della nostra comprensione del concetto di educazione: l’educazione non è l’istruzione, poiché l’istruzione è “solo” assimilare e rielaborare informazioni che ci vengono fornite da qualcuno che ha studiato e che per confermare il suo lavoro sullo studente lo esamina, ed è per questa ragione che si è arrivati al sistema attuale di verifica delle competenze, competenze che a volte implicano di aver studiato dei concetti a memoria che ti dimenticherai 2 giorni dopo aver fatto il compito in classe. Questa è la situazione dei nostri quattro protagonisti, la perenne esposizione all’istruzione basica e non all’educazione; nessuno di loro riceve una vera e propria educazione e infatti due di loro muoiono, oltre che per un motivo più che stupido, perché non sono in grado di affrontare la vita. Così arriviamo finalmente a dire cos’è l’educazione: per noi l’educazione, quella vera, l’educazione che abbiamo scoperto leggendo “Il corpo”, l’educazione che vive dentro le menti e dentro i cuori di tutti noi è la capacità di capire, di conoscere e di realizzare sé stessi, attraverso un percorso con persone che hanno capito ciò che nella vita vale veramente e che ti aiutano a raggiungere quella pienezza spirituale e morale, non solo per una riuscita personale dell’io, ma per essere liberi di pensare con la propria testa, cosa che i nostri protagonisti non possono fare tranquillamente.

Se esaminiamo le situazioni dei nostri protagonisti ci accorgiamo che loro non vengono educati, non hanno una persona di riferimento, ma per conoscere, per imparare, per maturare si rendono conto che devono capire cosa non vogliono diventare; non vogliono diventare degli alcolizzati che picchiano i loro figli, non vogliono diventare dei bulli che se la prendono con chi non può difendersi solo per compensare la loro inferiorità morale e spirituale, non vogliono diventare degli insegnanti che rubano ai pentiti per prendersi una gonna nuova. Vivere, anzi, sopravvivere in questo mare di esempi poco stimolanti è molto difficile ed infatti la metà dei protagonisti viene sopraffatta da questa realtà, in cui sono immersi. Diventano solo elementi non importanti di una società a cui non frega niente di te (ci scusiamo per la leggera volgarità) e che per questo motivo puoi anche ubriacarti e farti fino a che non prendi un palo della luce con la macchina e poni fine ai danni che potresti provocare ad altre persone a causa dell’incapacità di affrontare la vita con dignità. Purtroppo, King ha ragione, racconta una storia che rappresenta la più profonda e smisurata realtà inimmaginabile in un cui siamo sballottati, perché privi di un faro, di limiti, intesi come capacità di sapere ciò che possiamo fare, che reggano i nostri pensieri. Dov’è l’educazione di cui necessitiamo per cambiare il mondo? Nessuno ce l’ha veramente, perché tutti sono inibiti dalla nebbia di informazioni che ci vengono scagliate addosso ogni giorno in maniera irregolare. I nostri ragazzi sono vittime di una selezione insensata, che pensa che ci siano distinzioni fra gli uomini (che ci sono per forza se non si riesce a fornire a tutti la stessa educazione, la stessa possibilità di realizzarsi). Noi siamo i protagonisti di quella storia. Sta a noi decidere chi diventare, se scegliere di darci fuoco insieme ad un condominio, se morire all’istante per una giusta e inutile causa, se diventare i “pezzi di merda dell’anno”, se diventare una persona che vive su parole che strozzano il significato delle emozioni. Gridiamo allora, tutti insieme a gran voce che vogliamo un’educazione, vogliamo vivere, o almeno vogliamo provarci, perché tutti hanno il diritto di farlo. 

L’ultimo tema di cui parleremo è quello dell’amicizia, che è dominante nel libro I’l corpo’: è, innanzitutto, il vero motivo per cui i ragazzi intraprendono l’avventura. Essi hanno fiducia reciproca nei mezzi degli altri, si vogliono bene, e solo così riescono a finire, non senza difficoltà, il loro viaggio. Il libro vuole riflettere, però, anche sul tema della fine dell’amicizia: purtroppo quella è la loro ‘ultima estate’ da compagni di classe, dopodiché il gruppo non sarà più unito. King ragiona sui loro sentimenti: loro sono tristi, perché sanno che non troveranno altre persone nel futuro con cui avere una relazione come quella che avevano a 12 anni. Il tempo d’oro dell’amicizia finisce. Arriva l’adolescenza. Le responsabilità aumentano. Si entra nel mondo dei grandi. Vern e Teddy si iscrivono alla scuola professionale, dove finiranno in disgrazia. Gordon, convinto nella sua passione per la scrittura e spinto proprio dai suoi amici, comincia a frequentare il liceo, da cui vuole ottenere una cultura avanzata. Chris si trova davanti ad un bivio: da una parte il desiderio di stare con Vern e Teddy, dall’altra quello di staccarsi dal pregiudizio che aveva addosso la sua famiglia, andando a studiare giurisprudenza. Alla fine, sceglie la strada degli studi, che riesce a completare tra enormi difficoltà dovute alla scarsa educazione ricevuta alla scuola media. L’amicizia piano piano si indebolisce, e i quattro ragazzi sono spaccati in due gruppi: chi intraprende un percorso di studi e chi no. Presto le due sponde diventano poco più che conoscenti, prendendo definitivamente strade diverse. Purtroppo, l’integrità almeno numerica del gruppo verrà a mancare non molto tempo dopo: Vern e Teddy moriranno giovanissimi rispettivamente in un incendio (forse accidentalmente innescato da lui stesso) e in un incidente (causato da una sua imprudenza al volante). Questi due sinistri avvennero anche a causa dell’ambiente malsano in cui erano finiti i due ragazzi, condito da alcool e droghe. La domanda che, quindi, sorge spontanea è: l’amicizia può essere pericolosa? Qui la risposta è sì. E per Chris probabilmente lo è stata. L’amicizia è una splendida biga alata trainata da cavalli possenti (i sentimenti che si provano nella relazione). Quando i cavalli si stancano e le emozioni si affievoliscono, la biga si abbassa di quota, ma l’amicizia può resistere anche a questo, ed eventualmente può riprendere forza. Se la biga, invece, diventa un ostacolo per il viaggio, allora bisogna parcheggiarla e proseguire da soli: l’amicizia finisce qui. Fine della corsa. È stato un bel viaggio, ma adesso addio. Addio Vern. Addio Teddy. È stato un piacere avervi come amici. Ma la mia strada non era compatibile con la vostra. E ho dovuto parcheggiarvi.  Per noi è questa la risposta che diede Chris alla domanda.

Quindi, in ultima analisi, cosa possiamo dire di aver imparato da King? Beh, che dire, attraverso questo percorso siamo arrivati a riflettere sui concetti che costruiscono i sogni e le ambizioni della nostra età, ciò che veramente conta; questo libro è stato una grande riflessione sul futuro, che, inevitabilmente, è legato all’educazione, che prende per le briglie l’amicizia, quel sentimento che governa i rapporti con i nostri coetanei. 

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