Una cosa che ti ha colpito
“La Peste” è un libro che sicuramente presenta molte chiavi di lettura. Parla di un flagello e del modo in cui gli uomini tentino di affrontarlo, chiunque decida di farsi testimone di esso non può far a meno di diventare uno “storico dei cuori straziati ed esigenti”. Nel pieno della lettura non ho potuto fare a meno di prestare attenzione ad alcune brevi frasi che sono riuscite a commuovermi nel profondo e che, probabilmente, in contesto e periodo differenti, avrei sorvolato senza curarmene più di tanto. Mi riferisco a quelle parole dedicate al rapporto tra Bernard Rieux e la madre: davanti ad un flagello incontenibile come quello della peste, l’amore non può far altro che lasciare il posto alle migliaia di preoccupazioni che iniziano a manifestarsi e ad avvolgere il cuore; eppure agli occhi più attenti non sfugge che quel legame, incondizionato come solo quello tra una madre e un figlio può essere, è tutt’altro che debole. L’amore si è nascosto in silenzio nell’ombra delle mura domestiche, si manifesta solo attraverso sguardi e sorrisi stanchi, ma non per questo è diventato meno forte: ed ecco che un cuore logorato durante il giorno da un flagello letale e silenzioso, tornando a casa la sera, viene salvato da un sentimento altrettanto silenzioso e potente.
Una frase del libro da conservare
Non c’è niente al mondo per cui valga la pena distogliersi da ciò che si ama. Eppure io stesso me ne distolgo, e non so dire perché.
“La Peste” è un libro che sicuramente presenta molte chiavi di lettura. Parla di un flagello e del modo in cui gli uomini tentino di affrontarlo, chiunque decida di farsi testimone di esso non può far a meno di diventare uno “storico dei cuori straziati ed esigenti”.