Cronache, Portici di Carta 2023

L’Europa centrale e il romanzo


Martina Padovan, Bianca M. Pozzobon

Liceo classico V. Alfieri - Torino

Quando si pensa a Milan Kundera il primo pensiero è: “é quello dell’insostenibile leggerezza dell’essere” ma lo scrittore Ceco è anche autore di numerosi saggi. 

Oggi 7 ottobre 2023, nella prima giornata dell’evento Portici di Carta, nella sala multimediale delle Gallerie d’Italia, alle 18:30 si è tenuta la conferenza “omaggio a Milan Kundera”.  “E’ la prima volta in cui la tradizionale dedica di Portici di Carta viene fatta a uno scrittore straniero” dice Giorgio Pinotti, editor della casa editrice Adelphi e traduttore di Kundera.

Nato a Brno in Cecoslovacchia, l’autore studia letteratura e musica a Praga per diversi anni, finché nel 1975 a seguito del suo schieramento a favore della Primavera di Praga, è costretto a lasciare il paese e stabilirsi in Francia, dove otterrà poi la cittadinanza. Inizia pubblicando alcune riflessioni su delle riviste. Nel 1980 pubblica il primo libro che appare come un autoritratto, dove Kundera ci invita nel suo atelier e ci mostra come lavora in qualità di romanziere. Nel 1986 pubblica “arte del romanzo”, il primo scritto in francese, e prima raccolta di saggi. 

Essendo stato a tutti gli effetti cacciato dal suo paese per motivi politici è facile capire come mai l’Europa centrale sia un tema ricorrente nella sua saggistica, attraverso fasi differenti. Dal 1975, anno del suo trasferimento a Parigi, Kundera guarda alla Cecoslovacchia non più come una singola nazione, ma come un pezzo di uno schema più grande: sono tanti infatti gli stati che a quel tempo condividevano lo stesso destino; quello di avere una storia artistica e culturale comune e magnifica, ma di essere allo stesso tempo considerati parte integrante del mondo slavo e del dominio russo. Nel 1983 Kundera interrompe questo filone di saggi drasticamente per più di vent’anni, desideroso di spogliarsi di qualunque interpretazione politica. Nel 2005 torna a occuparsi dell’Europa centrale, trasformando quei paesi in centri di elaborazione culturale, riconoscendo la sua identità nei padri fondatori del romanzo.

Durante la pausa dalla scrittura politica, Kundera si concentra sul tema narrativo, definendo il romanzo un’arte autonoma e strumento di conoscenza. Non si può guardare agli autori delle singole nazioni, ma è necessario avere una visione di grande contesto e uno sguardo ampliato alla letteratura mondiale. Riguardo ai grandi del romanzo, preferisce indicarne le varie innovazioni tecniche che ognuno di loro ha apportato alle proprie opere. Ma la cosa più importante, diceva Kundera, è mostrare quali aspetti della vita il romanzo e i romanzieri possono rivelare.

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