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Il libro di Tabucchi “Sostiene Pereira” oltre ad avere un ruolo di denuncia delle ingiustizie nel Portogallo salazarista è secondo me in grado di trasmettere al lettore un messaggio universale che si distacca dal tempo e dal luogo della narrazione ed invita tutti gli uomini ad agire con coraggio senza voltarsi mai dall’altra parte.
Il protagonista è un uomo ormai anziano, vedovo, responsabile della pagina culturale di un quotidiano che vive la sua vita senza preoccuparsi molto di ciò che accade nel suo paese, una “brava persona” che non va “in cerca di guai”, con l’unica convinzione che la letteratura fine a se stessa possa riempirgli la vita. La pinguedine che lo caratterizza, sulla quale l’autore insiste a più riprese, sembra quasi costituisca per lui un bozzolo che lo protegge isolandolo da quanto avviene intorno a lui. Mano a mano che procediamo nella lettura del romanzo però assistiamo alla metamorfosi di Pereira che alla fine della storia riuscirà a squarciare l’involucro che lo teneva prigioniero e a trovare il coraggio, trasformato in libera farfalla, di spiegare le ali.
Tabucchi riesce in modo magistrale a farci partecipi degli stati d’animo del protagonista che cambia radicalmente il suo atteggiamento di fronte alla vita: le convinzioni che lo hanno sempre sostenuto si incrinano progressivamente fino a rompersi del tutto di fronte all’omicidio di un amico. Diventa per lui impossibile tacere davanti a questo evento traumatico e Pereira capisce improvvisamente che ha il dovere di denunciare quanto avvenuto.
Il risveglio della coscienza di Pereira è lento e graduale: comincia con una simpatia eccessiva ed ingiustificata verso un giovane legato ad ambienti rivoluzionari, poi spinge il protagonista a farsi delle domande, ad avere dei dubbi, a provare una certa “nostalgia del pentimento” e ad interrogarsi sul vero significato della sua esistenza; infine gli dà il coraggio di adempiere ai suoi doveri etici di giornalista indipendentemente dalle possibili conseguenze e lo rende disposto a sacrificare la sua vita tranquilla pur di diffondere la verità e l’informazione.
Leggendo questo libro ho compreso come sia facile chiudersi nel proprio egoismo, curandoci solo del nostro particulare e scivolando gradualmente nell’indifferenza verso ciò che ci circonda. L’avvertimento che ci dà Tabucchi è quello di mantenersi sempre critici impedendo che il silenzio della nostra coscienza ci renda complici di ingiustizie ed orrori.