L’io egemone: una lotta interiore

Pereira è il curatore della pagina culturale del Lisboa, un piccolo giornale della capitale portoghese, che non si è mai scontrato con la censura e che cerca di venire incontro alle richieste della dittatura salazarista, che impongono la diffusione di notizie relative alla vita e alla produzione letteraria di autori nazionali, trascurando il loro rapporto con l’attualità, e che  vietano categoricamente la pubblicazione di autori stranieri di nazioni nemiche ai regimi del Portogallo e della Germania. Pereira, tutto sommato, è quasi indifferente al modo in cui il giornale viene gestito e non si fa problemi ad assecondare senza battere ciglio le misure impostegli dal suo direttore su ciò che può scrivere e su ciò che non può scrivere. Tutto cambia quando Pereira si trova costretto ad assumere qualcuno che lo aiuti a scrivere necrologi di scrittori celebri per la sua pagina culturale: il caso vuole che questo qualcuno sia Monteiro Rossi, un ragazzo italiano che fin dall’inizio si comprende essere decisamente orientato politicamente e, come si vedrà, convinto rivoluzionario.  A partire dall’incontro con Monteiro Rossi, in Pereira inizia ad emergere una nuova personalità che forse esisteva da tempo ma era completamente repressa: questo nuovo Pereira è ben lontano dal voler sottostare al regime di Salazar, ma al vecchio Pereira inizialmente questa cosa non sta affatto bene. A lungo Pereira mette a tacere ogni suo dubbio interiore e continua a vivere come ha sempre fatto, ma un’escalation di eventi lo porterà ad evolversi definitivamente in un rivoluzionario.

Ciò che ci ha colpito in Sostiene Pereira è il modo in cui Tabucchi narra la graduale crescita interiore di Pereira, che inizialmente rappresenta l’uomo comune, che non ha intenzione di cambiare abitudini o mettersi in discussione, che vive una vita di piccoli rituali, come bere abitualmente una limonata al Caffè Orquidea mentre legge il Lisboa. Non c’è, all’inizio,  o non sembra esserci da parte di Pereira una vera coscienza sul mondo che lo circonda:  infatti si rifugia nella traduzione e nei ricordi, di cui però non racconta nulla. La maturazione di Pereira avviene quando egli è costretto a confrontarsi con il mondo esterno, con Monteiro Rossi, Il suo direttore o il dottor Cardoso: questi personaggi lo mettono in condizione di uscire dal nascondiglio che si è creato nella mente, prendere pubblicamente la parola ed elaborare una visione consapevole del mondo che lo circonda. Tale maturazione si compie nell’ultimo capitolo del romanzo, dopo il brutale omicidio di Monteiro Rossi da parte della polizia segreta: allora Pereira non solo avrà il coraggio di cambiare sè stesso, ed è questo ad averci colpito, ma anche di esporsi definitivamente davanti al mondo, pubblicando un articolo in cui denuncia la violenta morte di Monteiro Rossi.

“Forse, concluse il dottor Cardoso, dopo una paziente erosione c’è un io egemone che sta prendendo la testa della confederazione delle anime, dottor Pereira, e lei non può farci nulla, può solo eventualmente assecondarlo” Abbiamo scelto questa come frase significativa perché racchiude in sé quello che riteniamo essere il messaggio del romanzo, ovvero che tutti noi con il tempo veniamo costretti a confrontarci con una realtà che ci obbliga a partecipare, anche se non vogliamo”.