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Lisbona, estate 1938, prima che l’Europa fosse consegnata all’epoca buia e sanguinosa del Fascismo. Il Portogallo viene qui presentato come Stato sottomesso alla polizia, uno stato autoritario in cui la gente vale il nulla e l’opinione pubblica ancora meno: diviene difficile esporsi, rendersi mezzo di conoscenza, raccontando in maniera oggettiva, sincera e precisa ciò che accade all’interno della società, alla società stessa, trainati da un sentimento di curiosità che supera i limiti imposti, chiari ed evidenti. Trattare di politica si presenta come uno dei principali argomenti di discussione all’interno del romanzo, che permette una continua conoscenza a partire dalla quale Pereira scrive e vive, ritrovando nella scrittura la vita come rifugio e metro di riflessione personale.
La stessa Lisbona è nelle mani della polizia, e guardando alla società violenta in cui si ritrova, Pereira riflette la sua persona, o meglio, la situazione dell’epoca viene su di lui riflessa. Si tratta di un giornalista di cronaca, marito ma non padre, vedovo e solo ma soprattutto cittadino cattolico portoghese, che non comprende la natura del mondo in cui vive eppure ne resta meravigliato; non distingue se il mondo sia morto o sia in procinto di farlo, considerando soprattutto la sua vita come una forma di sopravvivenza.
Pereira si è sempre considerato all’interno del libro come un personaggio saggio, maturo e sereno, ma contraddistinto sempre da una forte indecisione, responsabile di un forte sentimento di pentimento: proverà una sensazione di rimorso per aver deciso di dirigere una sezione del Lisboa, ed essere quindi sempre in lotta con se stesso e con ciò che realmente dovrebbe scrivere; pentendosi anche di non avere il coraggio di dire ad alta voce ciò che pensa, soffocandolo dentro se stesso. Si sente quindi deluso e perennemente turbato, perché come detto anche dalla Sgr. Delgado, “lei che può, esprima il suo libero pensiero, faccia qualcosa”, deve prendere posizione, senza sentirsi limitato.
Di fronte a questa affermazione avrebbe voluto rispondere che in Portogallo tutti erano imbavagliati, nessuno poteva esprimere liberamente la propria opinione, e per questo lui trascorreva le sue giornate da solo, in una misera stanzuccia di Rua Rodrigo da Fonseca, in compagnia di un ventilatore asmatico. Molto spesso si contraddice nel corso del testo: a volte esprime il suo desiderio di stare da solo, altre volte rimprovera il fatto che gli manchi qualcuno, qualcuno con cui probabilmente parlare. (“era meglio se non lo aveva cercato nessuno”, “Pereira non lo sa, sostiene. Sa soltanto che capì di essersi messo nei guai e che doveva parlarne con qualcuno. Ma questo qualcuno non c’era in giro.”) Questo vuoto lo colma con il ritratto della sua defunta moglie, che è tutto quello che ha, per questo se ne prende cura e presta molta attenzione.
“Io non sono compagno di nessuno, vivo solo e mi piace stare solo, il mio unico compagno sono io stesso”: Ancora una volta cerca di convincersi del fatto che stia bene da solo, anche se è chiaro che più va avanti più l’isolamento diventa una costante nella sua vita.
Pereira viene quindi visto come una persona sola, che vive nella solitudine eterna: non ha amici, non perché non ne vuole ma principalmente per il fatto che non riesce a fidarsi delle persone che conosce. Per questo motivo l’unica figura con la quale riesce a parlare, senza però ricevere mai una risposta diretta ma solo sorrisi lontani, è la foto di sua moglie. (“Prese il ritratto e lo mise nella valigia, ma a testa in su, perché sua moglie aveva avuto bisogno di aria tutta la vita e pensò che anche il ritratto avesse bisogno di respirare bene”). Ogni volta che comunica con la moglie è un tentativo di riportare il passato ad essere vivo. L’aspetto che lascia più riflettere è la precisione e l’attenzione che Pereira ha nei confronti di una foto. Questa sua solitudine lo porta a rimanere molto legato ai momenti belli del passato, che però gli impediscono di crearsi una vera vita, non solo associata ai ricordi.- (“ha bisogno di dire addio alla sua vita passata, ha bisogno di vivere nel presente”, “la smetta di frequentare il passato, cerchi di frequentare il futuro”). Essendo la maggior parte del tempo solo non può far altro se non ripetere sempre la sua quotidianità; spesso è ripetitivo e non se ne rende conto: l’ordine fisso della limonata con l’omelette, il tragitto fino alla “redazione culturale”, il “Lisboa”… . L’unica sua grande preoccupazione è che niente venga a turbare questa sua tranquillità, che prevale su tutto.
La solitudine porta a un momento in cui bisogna misurarsi con se stessi. Pereira prova a ragionare molto sulla sua persona, ma non appena proviamo a entrare un po’ nel suo pensiero facendoci dirigere da lui, subito Pereira sostiene e cambia immediatamente argomento.
Pensa alla morte e parla di questa, rivedendo nell’eternità un luogo insopportabile oppresso da una cortina di calore nebbioso, ritrovandosi imbarazzato nel mezzo di una Lisbona che sfavillava, di una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata. La natura è portata ad esaltare il sentimento negativo che distingue Pereira, divenendo mezzo di contrapposizione per ciò che ha attorno e ciò che invece prova. È perennemente scosso da questo interrogativo estenuante e dallo stesso Portogallo che lo porta ad un turbamento interiore. Infatti, accade che Pereira sebbene volga lo sguardo a quella sua bella Nazione, baciata dal mare e da un clima favorevole, finisca per esserne turbato una volta appreso e ricordato la situazione complicata e d’assedio alla quale si interfaccia giorno per giorno. Ciò, non lo porta a colpevolizzarsi eppure ha desiderio di pentirsi sentendo nostalgia di un sentimento del quale non ne è a conoscenza.
Nonostante sia convinto del fatto che il mondo sia un problema troppo grande, per cui non sta a lui risolverlo, si cimenta nel suo racconto, nella sua analisi e studio per poi trovare un uomo che interceda per lui, Francesco Monteiro Rossi.
È proprio grazie all’incontro con quest’ultimo che Pereira cambia il proprio modo di vedere il mondo, riconoscendo che forse uno degli strumenti più taglienti e di maggiore rilevanza del tempo era proprio lo stesso che gli garantiva uno stipendio: la letteratura. In quest’ultima egli inizia a riconoscere una possibilità per giungere finalmente alla vera libertà, opponendosi alle dure restrizioni stilistiche e argomentative imposte dal governo, tanto che giunge ad affermare che “la filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità.”. Ciò è necessario per scaturire all’interno della propria ragione, non ancora influenzata dalle idee e decisioni dell’inquisizione, e decidere di uscire dalla propria bolla, per difendere il proprio paese, senza aver paura di esporsi e lottare per i propri ideali. Infatti, spinto proprio dalla grande volontà del suo nuovo compagno di rincorrere la libertà, senza mai farsi fermare da nessuno, Pereira giunge a pubblicare qualcosa che mai pima di allora sarebbe stato in grado di scrivere, seguito da un’ulteriore decisione molto significativa per il personaggio incontrato all’inizio del libro: lasciare il Portogallo per inseguire il giusto.
Questo sentimento responsabile di non potersi esprimere a pieno, caratterizza proprio una tematica molto sentita all’interno del romanzo: la libertà. Condizione di cui dovrebbero godere tutti gli uomini ormai, ma che nonostante questo si vede limitata e a volte del tutto assente, a causa di un totalitarismo passato e di un’attuale inquisizione. Nel testo, infatti, è facilmente rintracciabile una libertà percepita all’interno dell’animo del protagonista, come uomo cresciuto dal padre con la concezione che non si debba parlare di sogni, d’amore o d’infanzia poiché troppo personali e segreti per dirli, ma anche nella società, caratterizzata da un governo dettato dalla censura e da guardie che vedrà succube l’intera popolazione. Ecco, a questo punto in particolare, Pereira, dopo aver conosciuto personaggi con una determinazione molto più ampia della propria, inizia a sentirne il peso della catene limitanti, che negano a ciascun membro della società di spiegare le proprie ali, per dire tutto ciò di cui necessitano. Tale teoria si trasforma in verità dopo le prime dimostrazioni di cui Pereira sarà partecipe e che comporteranno alla fine della sua stessa ingenuità: si può far riferimento ad esempio a rivolte e alle morti di innocenti, come l’uccisione in Alentejo di fronte alla quale tutti tacciono, senza dire una parola o chiamare la polizia, alla puzza di morte diffusa per tutta l’Europa compreso il Portogallo.
Il romanzo, quindi, volge uno sguardo attento, non solo ai dialoghi con le persone che il protagonista incontra, bensì anche alla descrizione dei diversi luoghi in cui giunge, proiettandoli alle volte contrapposti, altre invece paralleli ai stessi sentimenti.
Infine si può dedure che tutto ciò comporta una vera evoluzione del protagonista, condotta da un forte sentimento d’analisi propria e delle situazioni a lui circostanti; e ad una migliore comprensione da parte del lettore, per cui ciascuna emozione viene ancor più risaltata riflettendosi nella natura.