“Per avere la pace bisogna fare la guerra”
questa è la frase che potrebbe meglio riassumere l’incontro di sabato 5 ottobre, al Festival di Internazionale 2024, in occasione del quale due ospiti internazionali, Olivier Roy e Adam Shatz, hanno dialogato su una tematica controversa: la violenza, interpretata come strumento per esprimere il proprio dissenso e suscitare cambiamenti rivoluzionari. La riflessione ha preso spunto dall’ultimo libro di Frantz Fanon “Dannati della terra” (1962, Éditions Maspero), che tratta il fenomeno del colonialismo e le azioni necessarie a contrastarlo. Spesso, infatti, le popolazioni del terzo mondo avvertivano la lotta armata come una “tragica necessità”, unico mezzo per liberarsi dalle continue oppressioni subite.
A questa visione si contrappone l’attuale panorama politico, in cui la destra continua ad avanzare, sfruttando la paura di molti uomini di perdere il loro privilegio e indicando come nemico comune le minoranze. Affermano di essere oppressi, discriminati e, pur di difendere il loro potere, compiono atti di violenza, quasi terroristici, come l’assalto a Capitol Hill. Secondo l’opinione dei due professori, per evitare tutto questo è necessario non solo rafforzare i legami tra i membri della società e confrontarsi con idee diverse dalle proprie, ma anche combattere l’ignoranza, tentando di ” ridare cultura ad un mondo che è stato deculturalizzato”.