La rilettura di un romanzo consente di notare dettagli che potrebbero essere sfuggiti in una prima lettura e, se effettuata dopo diversi anni, permette di affrontare un testo con occhi diversi, cogliendo nuovi aspetti e sviluppando nuove riflessioni.
Questa considerazione è il principio su cui si è articolata la conferenza tenuta, il 18 maggio al Salone da Alessandro Piperno e Paolo Nori.
Paolo Nori racconta di aver letto durante l’adolescenza “Delitto e castigo” di Dostoevskij, apprezzandolo profondamente pur nella consapevolezza di esserci avvicinato all’opera con lo sguardo tipico di un giovane lettore.
Solamente in età adulta, data la necessità di analizzare criticamente i classici della letteratura russa, si trovò costretto a rileggere anche “Delitto e castigo”.
”Avevo paura”, afferma, “avevo paura che non mi piacesse più” – questo il pensiero che frenava Nori dalla rilettura di questo classico, temeva che con occhi nuovi non avrebbe più apprezzato il testo come aveva fatto da giovane.
Nonostante questa preoccupazione l’autore lo rilesse e scoprì un libro tutto nuovo: nuove anche le opinioni su personaggi, nuove antipatie, nuove simpatie.
Durante la rilettura del testo, ad esempio, Paolo Nori afferma di essersi soffermato su una scena ambientata in un luogo apparentemente superficiale e che invece assume un significato centrale nella vicenda.
La casa del magistrato, in cui si reca Raskolnikov, non è infatti un luogo scelto a caso, bensì “è indice dell’impellenza del personaggio di vuotare il sacco talmente forte da indurlo a recarsi direttamente a casa del magistrato”.
Non tentenniamo dunque nell’avventurarci nella rilettura di un vecchio testo, ma anzi vediamola come un’occasione per vederlo con occhi nuovi.