Nella quarta giornata del Salone del Libro hanno riempito l’Auditorium Francesco Costa e Luca Sofri, due giornalisti con un’esperienza più che ventennale nell’ambito dell’informazione, noti per essere alla guida del giornale online il Post, che hanno fondato insieme, in qualità rispettivamente di vicedirettore e direttore. In occasione dell’incontro, i due hanno proposto una rassegna stampa degli articoli di attualità di oggi, domenica 12 maggio, contenuti nei principali quotidiani che troviamo ogni giorno in edicola, che, al netto di opinioni arbitrarie e con gli occhi di due esperti, analizza lo “stato” dell’informazione media a cui siamo esposti ogni giorno, lasciando che il lettore tragga le sue conclusioni.
Per esempio, Costa e Sofri hanno messo in luce il fatto che i titoli spesso ingigantiscano una situazione, come quando si parla di “scontro” o “lite” per indicare una normale divergenza di posizioni all’interno della maggioranza di governo. Significativi, poi, per la capacità di offrire un’idea chiara sull’utilità di una misura che ha fatto tanto discutere come quella del cosiddetto “superbonus 110%” per il rifacimento delle facciate, sono i grafici riportati da quotidiani come il Sole 24 ORE che è specializzato in economia. In più, i giornalisti hanno fatto notare la giustapposizione de La Stampa in due pagine successive dei contributi giornalistici sulle condizioni di due città simbolo dei teatri di guerra purtroppo più “vicini” a noi: Kharkiv in Ucraina e Rafah, città palestinese collocata al sud al confine con la striscia di Gaza; hanno sottolineato l’importanza di questa scelta, che muove nella direzione di catturare l’attenzione del lettore, mettendo una accanto all’altra due vicende accomunate dalla tragedia delle bombe.
Da ultimo, hanno dedicato uno spazio a quella che hanno considerato la “vera” notizia di oggi, relativa agli aggiornamenti sulla vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’amministrazione ligure, accendendo una luce sulle differenze che ci sono tra i giornali più politicamente neutrali e quelli che invece sostengono una linea editoriale manifestamente “interventista”, cioè politicamente orientata.