Lidia Ravera ha cercato di rispondere a questa domanda nel suo ultimo romanzo pubblicato da Bompiani; lo ha presentato oggi, domenica 12 maggio, alla XXXVI edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, dialogando con la saggista e critica letteraria Liliana Rampello.
La scrittrice affronta in Un giorno tutto questo sarà tuo due sue ossessioni: il trascorrere del tempo e l’amore generazionale, elementi che incrociano un tema di attualità.
Per conoscere lo scrittore bisogna guardare la situazione che egli ha creato per i personaggi e non i dialoghi, afferma l’autrice. La novità presente nel romanzo consiste in un solo punto di vista, una sola voce narrante: l’io del protagonista Simur. Per il lettore, dunque, si restringe il campo visivo, prevalendo il personaggio adolescente, capace di farci leggere tutta la sua realtà.
Ma chi è Simur? Simur è un ragazzo disturbato, ai limiti dell’autismo, che vive con un padre vanaglorioso e tre madri, ex mogli del padre, in una famiglia disfunzionale. Parlo solo quando c’è qualcosa da dire: Simur non è opportunista, guarda e prende appunti per scrivere un capolavoro; vede la dismisura tra il successo e il capolavoro irraggiungibile, che lo porta ad essere o un umano disturbato o un umano incomprensibile.
Simur scrive un romanzo mentre lo sta scrivendo, quindi nel libro prevalgono l’io narrante e la figura paterna, notevole scrittore alle prese con uno scatto narrativo; il ragazzo guarda suo padre anche come un anziano collega e coglie le emozioni della sua officina stilistica, contrassegnata da piccole inquietudini.
La narrativa di Lidia Ravera è ricca di adolescenti: ognuno di noi ha un’età interiore e la scrittrice stessa ha ammesso di avere una sedicenne dentro, con cui deve fare i conti e di cui fa fatica a liberarsi. Grazie a questo romanzo l’ha finalmente accolta, abbattendo il suo io anziano.
Il problema è che oggi non c’è un rapporto tra generazioni e che vi è una diversità tra la reale esperienza vissuta e l’esperienza di finzione, che la scrittrice è riuscita a trasformare in qualcosa di incredibile. Non sente di avere l’età per guardare indietro, scrivendo sull’implacabile trascorrere del tempo talvolta nel rimpianto della giovinezza passata.