Le fabbriche del futuro rischiano di non avere più la luce a causa della transizione ecologica? Questo è il quesito che ci siamo posti oggi e a cui Nicolò Barbieri, ricercatore per l’Università di Ferrara, nel tardo pomeriggio di venerdì 29 settembre, presso l’aula Magna di Economia, ha dato una risposta definitiva: alcune fabbriche del futuro saranno prive di impianto luminoso visto che quest’ultimo non sarà più necessario poiché saranno presenti solo robot ad eseguire il lavoro. Questo fenomeno porterà sicuramente alla obsolescenza di alcuni lavori, ma anche alla nascita e allo sviluppo di nuove mansioni. Queste infatti sono proprio le caratteristiche di una transizione, in particolare quella ecologica che richiede lo sviluppo delle cosiddette competenze green, cioè quelle determinate competenze che vengono richieste per garantire e ottimizzare la sostenibilità di un mansione e ciò che ne deriva.
La transizione ecologica viene definita da Nicolò Barbieri una transizione controintuitiva, perché tutte le transizioni di tecnologie precedenti sono state portate a termine per ottimizzare un’occupazione o diminuire i costi di una produzione, mentre la transizione ecologica è una transizione che deve essere attuata per diminuire gli effetti dell’attività antropologica sull’ecosistema terrestre. Un altro fenomeno che viene definito controintuitivo, ma che funge da fulcro per la transizione ecologica è il fenomeno del factor-saving: per far in modo che si verifichi bisogna convincere le persone a spendere di più su una produzione per ottenere comunque lo stesso prodotto, ma con un minore impatto ambientale.
Per ottenere questo risultato secondo Nicolò Barbieri bisogna concentrarsi sull’istruzione e sulla formazione, necessarie per ottenere le capacità essenziali a sostenere la transizione ecologica. Serve tempo per formare una persona, quindi bisogna agire in anticipo e prevedere il futuro: se la transizione ecologica è più lenta ad arrivare rispetto agli effetti del cambiamento climatico i danni saranno inevitabili.
