Dedica Pordenone 2025

Tra Oriente e Occidente – Ramin Bahrami in concerto


Anna Di Pinto, Chiara Iezzi e Livia Padoani

Liceo scientifico M. Grigoletti - Pordenone

Dedica festival 2025 è giunto al termine: sabato 22 marzo, presso il Teatro Giuseppe Verdi di Pordenone, si è tenuto l’incontro conclusivo della sua 31esima edizione, che trova espressione in un emozionante concerto. In questa occasione Kader Abdolah ha avuto modo di ringraziare un’ultima volta le istituzioni e i partecipanti alla manifestazione e ha sottolineato l’avanguardia di Pordenone, che permette ai propri giovani di sfruttare le iniziative culturali del territorio come trampolino di lancio per fare fruttare i loro talenti.
E aggiunge: «I dittatori del mio Paese uccidono le persone di talento. In Iran non è concesso fare musica, così come non è permesso pubblicare un libro. Io vi ringrazio per la vostra libertà, che è quella che adesso consente al maestro Ramin Bahrami di dimostrare il suo talento. Questa è la stessa libertà che mi ha offerto l’occasione di scrivere i miei libri. Grazie.»

 

Viene quindi presentato il concerto, organizzato in collaborazione con Piano City Pordenone, dal titolo “Tra Oriente e Occidente”, con l’obiettivo di evidenziare i punti di incontro tra la cultura persiana e quella europea.
Da questa idea nasce un percorso musicale di più di duecento anni, che esplora con profonda sensibilità la malinconia comune a tutti gli artisti a cui Bahrami ha deciso di rendere omaggio.
Il brano di apertura, una Sarabanda di Bach, secondo il pianista è capace di unire non solo l’intera Europa, ma anche l’Oriente; a seguire, con apparente leggerezza, Mozart nasconde nella sua “Fantasia” una malinconia a tratti struggente.
Si passa quindi a Chopin e a Rachmaninov, che espone la tragedia di una Russia in guerra.
Poi l’omaggio alla sua terra natia, l’Iran, con la danza persiana “Ooch Delam” e, per mezzo del “Capriccio sopra la lontananza del suo fratello dilettissimo” di Bach, quello a suo fratello. Egli è l’unico della famiglia ancora a Teheran, con il quale il musicista parla saltuariamente al telefono, cercando di carpire informazioni sulla drammatica situazione che sta vivendo il popolo iraniano. E dopo aver ricordato il fratello gli sorge spontaneo eseguire una melodia di Rohani, che lo riporta ai suoi viaggi da bambino verso il Mar Nero, per trascorrere le vacanze estive.
«Oggigiorno c’è bisogno di recuperare la cultura umanistica e la musica, perché dove c’è la musica non c’è odio e non c’è paura. Abbiamo bisogno di note che parlino d’amore, e non di bombe» afferma Bahrami «Questo è il ponte ideale che vorrei creare tra Oriente e Occidente, tra Paesi dove la libertà è data per scontata e altri, come l’Iran, dove stanno cercando di conquistarla con il sangue, per far sì che i sentimenti positivi comuni a tutte le culture prevalgano sulla logica del potere, della repressione e della guerra. Con l’augurio di un mondo più pacifico e intelligente, vi auguro buon viaggio».

 

E il concerto si apre, tra note dolci e drammatiche, dinamiche e variopinte, che si rincorrono in continui crescendi e diminuendi d’intensità e tensione, come pennellate veloci di un quadro che raffigura un mondo in perenne evoluzione, a partire dalle storie di questi artisti che continuano a trasportarci con loro attraverso profonde e radicate verità.

 

Noi, invece, vi diamo appuntamento al prossimo anno, dal 14 al 21 marzo, per la 32esima edizione del festival!

 

Anna Di Pinto, Chiara Iezzi e Livia Padoani, Liceo scientifico M.Grigoletti, Pordenone

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